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Perché le anaconde sono rimaste giganti per 12 milioni di anni?

Lo studio paleontologico che da nuovi spunti sull’evoluzione dei serpenti sudamericani: cosa hanno scoperto.

Un nuovo studio condotto da un team dell’Università di Cambridge ha fatto luce su un enigma evolutivo che ha incuriosito zoologi e paleontologi per decenni: perché le anaconde sono tra i pochi rettili giganti del Miocene ad essere sopravvissuti fino a oggi mantenendo le stesse dimensioni?

Attraverso l’analisi di 183 vertebre fossili, provenienti da almeno 32 individui diversi, i ricercatori hanno dimostrato che le anaconde (genere Eunectes) hanno raggiunto la loro dimensione massima circa 12,4 milioni di anni fa e l’hanno mantenuta fino ai giorni nostri. Questo fenomeno, raro nel regno animale, rappresenta un caso eccezionale di stabilità evolutiva in un contesto ambientale dinamico e soggetto a forti pressioni selettive.

Anaconde giganti già nel Miocene: cosa sappiamo dalle evidenze fossili

Il lavoro, pubblicato sulla rivista Journal of Vertebrate Paleontology, si basa su reperti fossili rinvenuti principalmente nello Stato di Falcón, in Venezuela, in una zona nota per la sua straordinaria ricchezza paleontologica. I reperti sono stati analizzati in collaborazione con l’Università di Zurigo e il Museo Paleontológico de Urumaco.

Utilizzando le vertebre fossili, gli scienziati hanno stimato la lunghezza corporea degli esemplari miocenici. Le anaconde fossili misuravano tra i quattro e i cinque metri, con dimensioni paragonabili a quelle degli individui attuali. Alcuni esemplari moderni possono eccezionalmente raggiungere i sette metri, ma questi rappresentano outlier estremamente rari.

Un metodo affidabile per stimare la lunghezza corporea

Poiché i serpenti possiedono oltre 300 vertebre, ogni segmento vertebrale fornisce informazioni critiche sulla lunghezza complessiva dell’animale. Il team ha utilizzato anche una tecnica di “ricostruzione dello stato ancestrale”, che permette di inferire caratteristiche evolutive antiche confrontando specie attuali e fossili attraverso un albero filogenetico.

Con questa doppia metodologia, i ricercatori hanno confermato che le anaconde svilupparono il loro corpo massiccio subito dopo la comparsa del genere, circa 12,4 milioni di anni fa.

Il contesto ecologico del Miocene: un mondo favorevole ai giganti

Durante il Miocene medio e superiore (tra 12,4 e 5,3 milioni di anni fa), il Sud America settentrionale era caratterizzato da un clima caldo e umido, con vaste aree di zone umide, paludi e corsi d’acqua lenti. Questo habitat era ideale per rettili di grande taglia, tra cui:

  • Il Purussaurus, un caimano lungo fino a 12 metri
  • La Stupendemys, una tartaruga d’acqua dolce che poteva superare i 3 metri di lunghezza
  • Le stesse anaconde mioceniche, perfettamente adattate a questi ambienti

Tuttavia, mentre la maggior parte di queste specie giganti si è estinta con il raffreddamento globale e la progressiva frammentazione degli habitat umidi, le anaconde hanno mantenuto la loro nicchia ecologica, adattandosi ai cambiamenti ambientali senza ridurre significativamente le loro dimensioni.

Un’anomalia evolutiva: la resistenza dimensionale delle anaconde

Secondo Andrés Alfonso-Rojas, dottorando presso il Dipartimento di Zoologia di Cambridge e primo autore dello studio:

“Al contrario di quanto accaduto con altre specie giganti del Miocene, le anaconde non sono scomparse né si sono rimpicciolite. Hanno mostrato una resilienza ecologica eccezionale, mantenendo un corpo di grandi dimensioni per oltre 12 milioni di anni.”

La spiegazione risiede nella loro capacità di adattarsi agli habitat palustri residui e di sfruttare un’ampia gamma di prede, dai pesci ai capibara.

Anaconde moderne: ecologia e distribuzione

Le anaconde attuali vivono principalmente nei grandi sistemi fluviali dell’America Meridionale:

  • Amazzonia
  • Orinoco
  • Paludi e lagune stagionali del Pantanal

Questi ambienti offrono ancora oggi le condizioni necessarie per il mantenimento di una biomassa corporea elevata. A differenza di molti serpenti che hanno bisogno di substrati asciutti o di tane, le anaconde trascorrono gran parte del tempo in acqua, dove il loro peso elevato diventa un vantaggio anziché un ostacolo.

Il mito del gigantismo termico: una teoria da rivedere

È opinione diffusa che i rettili crescano di più in climi caldi, poiché la temperatura corporea regola direttamente la loro attività metabolica. Tuttavia, questo studio ha smentito parzialmente tale teoria. Nonostante le temperature più alte nel Miocene, le anaconde non erano più grandi di oggi.

Alfonso-Rojas afferma:

“Ci aspettavamo di trovare prove di anaconde di sette o otto metri durante il periodo caldo del Miocene, ma i dati non supportano questa ipotesi. Non abbiamo trovato tracce di serpenti significativamente più grandi rispetto a quelli attuali.”

Questo suggerisce che altri fattori, come la disponibilità di habitat acquatico e la pressione predatoria, abbiano avuto un ruolo più decisivo delle sole condizioni climatiche.

Lezioni dall’evoluzione: cosa ci insegnano le anaconde giganti

Lo studio delle anaconde offre un’importante finestra sull’evoluzione dei vertebrati in ambienti tropicali:

  • La stabilità dimensionale può rappresentare una strategia adattativa vincente
  • Gli habitat acquatici offrono una relativa protezione contro le fluttuazioni ambientali
  • La specializzazione ecologica non sempre comporta vulnerabilità evolutiva

Inoltre, la ricerca sottolinea l’importanza della paleontologia quantitativa, che consente oggi di ricostruire in modo più preciso la storia evolutiva anche di animali privi di scheletri completi, come i serpenti.

Implicazioni per la conservazione

Sebbene le anaconde non siano attualmente considerate a rischio di estinzione, la perdita degli habitat umidi dovuta alla deforestazione, alla bonifica agricola e ai cambiamenti climatici rappresenta una minaccia crescente. La loro sopravvivenza dipende dalla conservazione delle zone palustri tropicali.

Proteggere le anaconde significa anche tutelare l’intero ecosistema fluviale e palustre, garantendo:

  • Biodiversità acquatica
  • Controllo delle popolazioni di prede (pesci, roditori)
  • Stabilità idrologica in aree chiave dell’Amazzonia

12 milioni di anni da giganti, e non è finita

Le anaconde rappresentano uno dei pochi esempi moderni di megafauna sopravvissuta senza riduzioni significative nella taglia corporea. La loro storia è un caso studio eccezionale di resilienza evolutiva, resistenza ambientale e stabilità ecologica.

Grazie a nuovi dati fossili e a metodologie di analisi avanzate, oggi è possibile comprendere meglio non solo il passato di questi rettili straordinari, ma anche quali strategie permettono a una specie di durare nel tempo in ambienti instabili.