Papiri di Ercolano, nuovi dettagli su Zenone: la termografia rivela aspetti inediti dello Stoicismo

Illustrazione di alcuni papiri (Canva FOTO) - sciencecue.it
Grazie a questa particolare tecnica, è stato possibile scoprire qualcosa in più su Zenone. Alcuni aspetti sono del tutto inediti!
Ci sono scoperte che sembrano appartenere a un’altra epoca, eppure continuano a parlarci con voce viva. È il caso dei papiri di Ercolano, un tesoro letterario e filosofico che ha attraversato quasi duemila anni di silenzio. Rimasti sepolti sotto decine di metri di cenere e fango dopo l’eruzione del complesso Somma-Vesuvio nel 79 d.C., questi rotoli carbonizzati conservano ancora oggi frammenti di pensiero greco e romano, testi di Filodemo e di altre figure dimenticate della cultura epicurea.
Il problema, però, è che sono praticamente illeggibili. Le alte temperature li hanno carbonizzati, trasformandoli in cilindri fragilissimi, neri come carbone, dove l’inchiostro e il supporto si confondono in un’unica massa. Leggerli è sempre stato come cercare parole in un’ombra. Negli ultimi decenni, scienziati e filologi hanno sperimentato tecniche sempre più sofisticate: dalla fotografia nel vicino infrarosso alla tomografia a raggi X, fino all’imaging iperspettrale. Ogni passo ha portato nuove rivelazioni, ma nessuno aveva provato a usare il calore in modo controllato.
È proprio qui che entra in gioco la termografia pulsata, una tecnica finora poco esplorata in ambito archeologico. L’idea è semplice ma brillante: un impulso di luce visibile riscalda leggermente il campione, e una termocamera registra la variazione di radiazione infrarossa che ne deriva. In quel breve istante, i tratti dell’inchiostro e le fibre del papiro reagiscono in modo diverso, e l’immagine termica rivela dettagli invisibili a occhio nudo.
Questo metodo, applicato per la prima volta ai papiri ercolanesi, ha permesso di vedere lettere e parole nascoste da secoli, oltre a offrire informazioni strutturali utili per i restauratori. Lo studio, pubblicato su Scientific Reports, apre una nuova strada per decifrare e conservare uno dei più affascinanti archivi dell’antichità.
Il metodo dietro la scoperta
I ricercatori hanno lavorato su quattro papiri conservati presso l’Officina dei Papiri Ercolanesi della Biblioteca Nazionale di Napoli. Tutti sono attribuiti all’ambiente epicureo di Filodemo di Gadara, con frammenti tratti dalla Storia della Stoà, dalla Storia dell’Accademia e da un testo etico anonimo. Ogni frammento, spesso poco più di un foglio bruciato e incollato su cartoncini, è stato analizzato con estrema delicatezza. Due lampade al flash da 3 kW fornivano l’impulso termico, mentre una termocamera a infrarossi FLIR registrava variazioni minime (dell’ordine di 2–3 °C) senza causare alcun danno al materiale, che aveva già resistito a 320 °C durante l’eruzione del Vesuvio.
I risultati sono stati sorprendenti. In più di un caso, la termografia ha reso leggibili sezioni che neppure le fotografie nel vicino infrarosso riuscivano a mostrare. Sul papiro PHerc. 1018, per esempio, un passaggio greco della Storia della Stoà è stato riletto con maggiore precisione, confermando ipotesi filologiche recenti. Anche altri rotoli, come PHerc. 1021 e PHerc. 1780, hanno svelato colonne di testo e lettere prima considerate perdute. L’immagine termica funziona perché l’inchiostro, più assorbente della superficie carbonizzata, si scalda leggermente di più, emettendo una radiazione IR più intensa. È una differenza minuscola, ma sufficiente per “accendere” la scrittura nel buio.

Struttura, conservazione e nuove prospettive
La termografia pulsata non si è limitata a mostrare le parole. Ha anche rivelato dettagli nascosti nella struttura fisica dei rotoli: le trame delle fibre, le zone in cui il papiro aderisce al cartoncino, le sovrapposizioni create durante lo srotolamento con la macchina di Piaggio nel XVIII secolo. Analizzando le mappe di recupero termico (TR maps) e le immagini di fase ottenute con la Pulsed Phase Thermography (PPT), è stato possibile distinguere aree in cui il calore si disperde più velocemente, e altre dove l’aria funge da isolante.
Il vantaggio di questo approccio, spiegano gli autori, è duplice: da un lato migliora la leggibilità del testo, dall’altro fornisce una sorta di “radiografia” del papiro stesso. Nessuna delle tecniche precedenti, come la fotografia NIR o l’imaging X-ray, riusciva a unire queste due dimensioni in un’unica metodologia. Il prossimo passo sarà integrare la termografia pulsata con algoritmi di riconoscimento dei pattern e intelligenza artificiale, per automatizzare il recupero dei caratteri e perfezionare la distinzione tra inchiostro e substrato. I frammenti studiati appartengono a opere di Filodemo, tra cui la Storia della Stoà da Zenone a Panezio (PHerc. 1018) e la Storia dell’Accademia (PHerc. 1021). Grazie a questa tecnica, i ricercatori hanno ottenuto immagini più nitide e corretto alcune letture, ad esempio confermando un passaggio greco (“προεμνήσθημεν”) nel papiro dedicato alla Stoà.