Etna: il gigante di fuoco che domina la Sicilia da 500.000 anni

Illustrazione dell'Etna visto da Taormina (Pixabay FOTO) - sciencecue.it
L’Etna non è solo un vulcano, ma un vero e proprio simbolo della Sicilia. E’ una forza della natura che esiste da molto tempo.
L’Etna, diciamolo, non è un vulcano come gli altri. Non solo perché è il più alto d’Europa (escludendo quelli islandesi, che fanno storia a sé), ma anche perché è uno di quei luoghi dove la geologia si mescola con la mitologia, la scienza con la leggenda. In Sicilia lo chiamano affettuosamente Mongibello, e il nome già suggerisce rispetto. O forse timore.
Con i suoi oltre 3.300 metri di altezza, che però variano spesso a causa di crolli ed eruzioni (INGV), il vulcano domina la costa orientale dell’isola, visibile da chilometri di distanza. A ogni sbuffo, a ogni tremore, ricorda a tutti che è vivo. Attivissimo, anzi. L’ultima sua manifestazione? Il 2 giugno 2025, con una nuvola di cenere che ha raggiunto quasi 6.400 metri d’altezza (INGV).
Il Monte Etna non è nuovo a questi spettacoli: la sua attività va avanti da circa mezzo milione di anni, anche se solo negli ultimi 100.000 ha preso la forma conica che conosciamo oggi. Ed è una macchina eruttiva piuttosto versatile: alterna colate laviche tranquille a esplosioni di tipo stromboliano, e in alcuni casi ha generato veri e propri disastri.
Ma accanto a questo volto turbolento, l’Etna è anche una casa. Sì, perché sulle sue pendici vivono quasi un milione di persone. Una convivenza non sempre facile, fatta di adattamento, di fughe, di ritorni. Una sfida continua tra l’uomo e la natura, in bilico tra meraviglia e pericolo.
Un vulcano che cambia forma
L’Etna è un stratovulcano, ovvero un vulcano stratificato costruito da eruzioni successive che alternano lava, cenere e detriti. La sua superficie si estende su circa 1.250 km², ma in realtà anche un po’ di più, se si considerano le colate che si sono spinte fin quasi al mare (INGV). La struttura è attraversata da un condotto centrale, sempre aperto, da cui fuoriescono costantemente gas e vapori: il famoso pennacchio che si vede quasi ogni giorno in cima.
Le sue eruzioni non sono tutte uguali. C’è l’attività “persistente”, fatta di semplici sbuffi o piccole esplosioni stromboliane dai crateri sommitali; poi ci sono le eruzioni terminali e subterminali, che avvengono sempre in vetta o nelle sue vicinanze, e che possono includere anche spettacolari fontane di lava. Le più insidiose però sono quelle laterali ed eccentriche, che si aprono lungo i fianchi della montagna e possono minacciare direttamente i centri abitati (Britannica)

Tra faglie, coni e lava incandescente
Quando l’Etna erutta lateralmente, le bocche si aprono lungo le cosiddette “rift zones”, dei veri e propri sistemi di fratture nel fianco del vulcano. Ce ne sono tre principali: a Sud, a Ovest e a Nord-Est (INGV). È lì che si formano i cosiddetti coni avventizi, piccoli vulcani temporanei che sbucano uno dopo l’altro, formando anche quelle affascinanti strutture chiamate “bottoniere”. Alcuni di questi coni possono raggiungere volumi enormi: fino a 100 milioni di metri cubi (INGV).
La lava dell’Etna è piuttosto fluida, con temperature tra i 1.150 e i 1.050 °C. Quando scorre, può coprire parecchi chilometri, a seconda della pendenza e della composizione chimica del magma. Ed è proprio questa fluidità che la rende pericolosa per i paesi etnei. Le colate possono arrivare in fretta e ricoprire interi quartieri, come successe a Mascali nel 1928. E non è solo la lava a far paura: il fianco orientale del vulcano si muove lentamente, fino a 4 cm l’anno, trascinato verso il mare INGV).