COP28: niente accordo sull’eliminazione dei combustibili fossili
La 28ª Conferenza delle Parti (COP28), tenutasi recentemente, ha messo in luce uno dei più significativi nodi gordiani del nostro tempo: la transizione energetica dalle fonti fossili. Questa assemblea, un crogiolo di nazioni, esperti e attivisti, mira a elaborare strategie per combattere il cambiamento climatico, ma si trova di fronte a un ostacolo di dimensioni colossali.
La bozza iniziale e le reazioni
Il fulcro del dibattito alla COP28 è stato il progetto di accordo proposto dal presidente della conferenza, Sultan Ahmed Al Jaber. Originariamente, il testo proponeva un obiettivo storico: l’eliminazione graduale del petrolio, del gas e del carbone. Tuttavia, questa proposta è stata oggetto di intense controversie.
COP28: le divergenze tra le nazioni
Da un lato, abbiamo i paesi esportatori di petrolio come l’Arabia Saudita e l’Iraq, membri influenti dell’OPEC, che si oppongono fermamente all’idea di una fase-out dai combustibili fossili. Dall’altro, paesi occidentali, stati insulari e nazioni africane e latinoamericane, più vulnerabili ai cambiamenti climatici, esprimono frustrazione per l’attuale bozza.
La pressione degli Stati Uniti
L’inviato statunitense per il clima, John Kerry, ha espresso con forza la necessità di un accordo robusto, evidenziando l’urgenza di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi. Questo obiettivo, cruciale per la sopravvivenza di molte nazioni e ecosistemi, è al centro dei dibattiti.
La voce delle Isole Marshall
Le Isole Marshall, una delle nazioni più a rischio a causa dell’innalzamento del livello del mare, hanno espresso la loro posizione in modo drammatico. Il ministro delle Risorse naturali, John Silk, ha descritto la situazione come una “condanna a morte” per il suo popolo se l’accordo non dovesse includere misure significative per ridurre l’uso dei combustibili fossili.
La modifica del testo: approccio pratico e ricerca di soluzioni
Durante la COP28, ministri e rappresentanti si dedicano incessantemente, giorno e notte, alla ricerca di un’intesa che possa mitigare il riscaldamento del pianeta. L’attuale versione del documento, ridotta a 21 pagine da un’iniziale bozza di 27, non prevede più l’ambizioso traguardo precedentemente stabilito: l’abbandono graduale di petrolio, gas e carbone.
Sultan Al Jaber, in qualità di Presidente della COP28 e figura di spicco dell’industria petrolifera degli Emirati, ha presentato un piano che non impone restrizioni specifiche su come ridurre l’uso dei combustibili fossili, i principali responsabili di circa due terzi delle emissioni di gas serra che contribuiscono al riscaldamento globale e ai relativi disastri climatici.
La proposta, come detto precedentemente, ha sollevato critiche soprattutto da parte dei paesi occidentali, degli stati insulari e di alcune nazioni africane e latinoamericane, che sono tra i più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici. Anche le organizzazioni ambientaliste coinvolte nei negoziati hanno espresso forte dissenso.
L’opposizione principale proviene da nazioni come l’Arabia Saudita, il maggior esportatore di petrolio al mondo, e l’Iraq, entrambi membri dell’OPEC, che si sono dichiarati contrari all’idea di rinunciare ai combustibili fossili.
I delegati anticipano l’arrivo di un nuovo testo, frutto di discussioni notturne. Tuttavia, le speranze di Sultan Al Jaber di raggiungere un accordo storico entro le 11 del mattino, ora locale, coincidendo con l’anniversario dell’Accordo di Parigi, sembrano svanire. Saber Chowdhury, rappresentante per il clima del Bangladesh, conferma che si sta lavorando su una nuova bozza, ma rimane da vedere in che misura questa sarà migliorata. Sia l’Unione Europea che gli Stati Uniti hanno espresso insoddisfazione, ritenendo il testo attuale “inadeguato” e chiedendo che venga “significativamente potenziato”.
Nonostante gli evidenti disaccordi, la presidenza della COP28 rimane ottimista, incoraggiando ulteriori discussioni e cercando un consenso. È chiaro che si cerca un equilibrio tra le esigenze economiche dei paesi produttori di petrolio e la necessità globale di affrontare il cambiamento climatico.
Il ruolo cruciale delle tecnologie emergenti
Le opzioni proposte includono lo sviluppo di energie rinnovabili come il solare e l’eolico, l’uso del nucleare e le tecniche di cattura del carbonio. Queste alternative sono viste come vie praticabili per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, anche se la loro implementazione presenta sfide tecniche e politiche.
Una corsa contro il tempo
Il tempo stringe. I delegati e i leader mondiali si trovano di fronte a una scelta storica: trovare un terreno comune per un futuro sostenibile o rischiare di perdere un’altra preziosa occasione per agire. La sfida è enorme, ma il senso di urgenza e la necessità di azione sono palpabili.
La COP28 evidenzia l’impellente necessità di un cambiamento radicale nel modo in cui il mondo gestisce le sue risorse energetiche. Mentre le tensioni e le sfide sono evidenti, emerge anche una speranza: quella di un consenso globale che possa portare a un futuro più sostenibile e sicuro per tutti.