Miele, attenzione alla truffa dell’etichetta: dietro questa dicitura si nasconde un pericolo serio | Mettono a rischio la tua salute

Miele e pericoli (Pixabay foto) - www.sciencecue.it
Dietro le nuove regole sull’etichettatura c’è una svolta che punta a smascherare pratiche poco trasparenti sul miele.
Hai mai letto davvero con attenzione l’etichetta di un barattolo di miele? Spesso ci si ferma alla parola “miele” e si dà per scontato che sia tutto naturale, puro. Ma la realtà può essere ben diversa. Per anni, molti prodotti in vendita riportavano diciture così vaghe da non permettere di capire né da dove arrivasse il miele né che tipo di trattamento avesse subito.
Questa mancanza di chiarezza ha permesso, nel tempo, che sul mercato finissero miscele di dubbia qualità, provenienti da Paesi dove i controlli sono molto meno rigidi di quelli europei. Il tutto senza che il consumatore potesse rendersene conto. Una vera e propria zona d’ombra, che ha reso difficile distinguere il miele genuino da quello “furbetto”.
Il problema non era solo una questione di provenienza. In certi casi, la lavorazione del miele veniva omessa o mascherata con termini poco chiari. Il rischio? Acquistare un prodotto che nulla ha a che vedere con la qualità che ci si aspetta.
Per un Paese come l’Italia, dove l’apicoltura è una tradizione radicata e si producono ogni anno circa 24.000 tonnellate di miele, queste ambiguità rappresentano un danno non solo per i consumatori, ma anche per i produttori locali. Chi lavora secondo standard elevati e nel rispetto delle regole, si è visto spesso penalizzato da una concorrenza sleale. Ora però le cose cambiano.
Cambiamenti in vista per l’etichetta
Con il decreto che recepisce la direttiva europea “Breakfast”, l’Italia introduce nuove regole per miele, succhi e marmellate. L’obiettivo? Dare finalmente informazioni chiare e precise sull’origine degli ingredienti. Per quanto riguarda il miele, diventa obbligatorio indicare in etichetta i Paesi d’origine della miscela, in ordine decrescente di quantità e, in molti casi, con le percentuali esatte.
Questo significa che non sarà più possibile nascondersi dietro formule vaghe. Se, ad esempio, un miele contiene il 40% di miele spagnolo, il 30% argentino e il 30% ungherese, questi dati dovranno essere riportati chiaramente sull’etichetta. Solo nel caso in cui almeno quattro Paesi rappresentino il 60% del contenuto complessivo, si potrà evitare di specificare le percentuali dei restanti. Una svolta per la trasparenza e per la tutela del Made in Italy. E non finisce qui.

Nuove definizioni
Un’altra novità significativa riguarda il cosiddetto “miele filtrato”. Fino a poco tempo fa, questa etichetta veniva utilizzata per quei prodotti da cui erano stati rimossi polline e altre particelle solide, ma che venivano comunque venduti al pubblico. Adesso, secondo la nuova normativa, questa categoria rientrerà nella definizione di “miele ad uso industriale”.
Come riporta QuiFinanza, questo cambiamento serve a chiarire che quel tipo di miele non è destinato al consumo diretto, ma va usato solo come ingrediente per dolci e altri preparati alimentari. Una distinzione fondamentale, che aiuta a evitare fraintendimenti e garantisce una maggiore tutela per i consumatori, sempre più attenti alla qualità e all’origine dei prodotti che portano in tavola. In generale, le nuove misure puntano proprio ad ottenere più trasparenza e a combattere le “truffe” di etichette vaghe e qualitativamente pericolose.