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Terremoto sistema pensionistico: gli italiani dovranno salutare la PENSIONE | Il Ministro Giorgetti ha inserito un nuovo requisito

Uomo piange (Depositphotos foto) - www.sciencecue.it

Uomo piange (Depositphotos foto) - www.sciencecue.it

Una possibile stretta sulle pensioni anticipate rischia di cambiare i piani di migliaia di lavoratori italiani entro il 2027.

Da anni ormai, ogni volta che si tocca l’argomento pensioni in Italia si solleva un polverone. Non è solo una questione economica, ma proprio una faccenda culturale, sociale, quasi identitaria. Il concetto stesso di “andare in pensione” è diventato un traguardo sempre più sfocato per molti.

Eppure, c’è ancora chi ci spera, chi fa i conti ogni giorno per capire quando potrà finalmente smettere. Ma le cose potrebbero complicarsi, di nuovo. In molti hanno sfruttato negli ultimi tempi le possibilità di uscita anticipata dal lavoro.

Una valvola di sfogo, verrebbe da dire, che ha permesso a tantissime persone di staccare prima del tempo, quando ancora le forze reggevano. Ora però si parla di cambiamenti. E non piccoli. C’è nell’aria l’idea che le condizioni per lasciare il lavoro possano diventare più rigide, o meglio, meno vantaggiose. Una prospettiva che non piace a nessuno.

I conti dello Stato non sorridono, questo è chiaro. E il sistema pensionistico rischia di diventare un peso difficile da sostenere se non si interviene. Solo che ogni aggiustamento, ogni ritocco delle regole, ha conseguenze enormi sulle vite reali. Dietro i numeri, ci sono persone, famiglie, progetti messi in standby. E il margine d’errore, oggi, è davvero sottile.

Un clima teso

In questo clima di incertezza, cresce la sensazione che la pensione non sia più un diritto certo, ma qualcosa da conquistarsi a suon di compromessi. Le voci che arrivano da Roma non aiutano: si parla, si ipotizza, ma di decisioni nette ancora nulla. E intanto i lavoratori si domandano: “Ma toccherà anche a me lavorare di più?”.

Tutto questo, ovviamente, è legato ai conti pubblici. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non vuole sbandamenti nei bilanci: un blocco totale dell’adeguamento all’aspettativa di vita costerebbe troppo. Anzi, secondo l’Osservatorio sui conti pubblici, porterebbe il debito a salire di ben 15 punti di PIL entro il 2045. Insomma, il vertice che si terrà a Palazzo Chigi nei prossimi giorni sarà decisivo.

Pensione (Depositphotos foto) - www.sciencecue.it
Pensione (Depositphotos foto) – www.sciencecue.it

Una mossa che cambia le carte in tavola

Come riporta anche QuiFinanza, potrebbe scattare una stretta già dal 2027: si stima che circa 170mila italiani dovranno lavorare tre mesi in più per accedere alla pensione anticipata. Tre mesi non sembrano tanti? Forse, ma per chi ha fatto i conti al millimetro, fanno tutta la differenza. E non si tratta di tutti, attenzione: il blocco riguarderebbe solo chi non ha ancora compiuto i 64 anni. Tra le soluzioni sul tavolo c’è anche l’ipotesi di spalmare l’allungamento su due anni, iniziando con un solo mese in più nel 2027 e proseguendo nel 2028. Oppure – questa idea è più soft – si pensa a una finestra di uscita riservata a chi ha già compiuto 64 anni.

Qualcuno propone anche di usare il TFR per costruirsi una rendita integrativa, e avere così una pensione più dignitosa. Il sottosegretario Durigon, però, ha detto che quei tre mesi in più “non ci saranno per nessuno”. Ma finché non c’è una legge nero su bianco, resta solo una promessa. Insomma, per andare in pensione anticipata si potrebbe dover raggiungere 43 anni e un mese di contributi (42 e un mese per le donne). Per chi si troverà a compiere 64 anni proprio in quel “trimestre fantasma”, servirà nel caso una norma che li protegga.