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Si sono aperte voragini e tutto è andato distrutto: l’IMPATTO è stato violentissimo | Uno scenario di guerra simile non si era mai visto

Grande esplosione (Pixabay foto) - www.sciencecue.it

Grande esplosione (Pixabay foto) - www.sciencecue.it

Un misterioso cratere sommerso riaccende il dibattito scientifico: nuove prove riscrivono una storia rimasta in sospeso per decenni.

A volte basta uno squarcio nel terreno per far riaffiorare dubbi vecchi di decenni. Ci sono formazioni, nascoste sotto chilometri d’acqua o coperte dal tempo, che continuano a far discutere chi studia la Terra. Crateri perfettamente rotondi, strutture concentriche, e una certa simmetria che… beh, non sembra affatto casuale.

Il fondo del mare è pieno di misteri. Alcuni sono semplicemente troppo profondi o troppo difficili da raggiungere. Eppure ci sono quei luoghi che, una volta scoperti, sembrano urlare: “Ehi, qui è successo qualcosa di grosso!”. Solo che capirlo davvero non è così immediato. Serve scavare, analizzare, mettere insieme dati e intuizioni. Le ipotesi si rincorrono, si contraddicono, e poi a volte tornano a galla con una nuova forza.

Nel frattempo, le teorie si accumulano. C’è chi pensa a vulcani spenti, chi a movimenti del sale sotto la crosta. E chi invece è convinto che siano segni lasciati da antichi impatti. Ma senza i giusti indizi, anche la teoria più affascinante resta solo una bella storia da conferenza. O una slide ben fatta in un’aula universitaria.

Poi però qualcosa cambia. Un dato in più, una nuova tecnologia, un campione geologico che non ti aspettavi di trovare. E all’improvviso, quella vecchia ipotesi torna prepotente, con prove alla mano. È successo anche stavolta, e il caso che sembrava chiuso si è riaperto con una forza dirompente.

Un cratere che fa parlare di sé

Uno studio appena pubblicato su Nature Communications, riportato da Global Science, ha messo fine a un lungo tira e molla tra scienziati. Il famoso cratere Silverpit, nel Mare del Nord, è stato ufficialmente riconosciuto come il risultato dell’impatto di un asteroide. Scoperto nel 2002, era finito al centro di un acceso dibattito. Sembrava a tutti gli effetti un cratere da impatto, ma… mancavano le prove. Anzi, nel 2009 i geologi avevano deciso: no, troppo poche evidenze, deve esserci un’altra spiegazione.

E invece no. O meglio, sì. Oggi, grazie a nuovi campioni raccolti da un pozzo petrolifero nella zona, sono stati individuati cristalli di quarzo e feldspato deformati da pressioni altissime. E queste deformazioni, lo sappiamo, non si creano così per caso. Servono impatti violentissimi, roba da film catastrofico. Lo studio condotto dall’Università Heriot-Watt di Edimburgo ha inoltre confermato, con dati biostratigrafici 3D, che tutto questo è successo circa 43 milioni di anni fa.

Mappa del cratere (nature.com foto) - www.sciencecue.it
Mappa del cratere (nature.com foto) – www.sciencecue.it

Un’esplosione marina mai vista prima

Secondo il team di ricerca, l’asteroide – grande circa 160 metri – ha colpito il fondo del mare con un’inclinazione piuttosto bassa, arrivando da ovest. Il risultato? Una colonna d’acqua e roccia alta un chilometro e mezzo che si è sollevata in pochi istanti, per poi ricadere nell’oceano e generare uno tsunami gigantesco, con onde alte più di 100 metri. Altro che semplice impatto: è stato un evento devastante.

Con questa conferma, il Silverpit entra nella lista ristretta dei crateri da impatto accertati: solo 200 sulla Terra, e appena 33 sotto il livello del mare. Un’aggiunta importante per capire come eventi simili abbiano modellato il nostro pianeta. E, soprattutto, per prepararci all’eventualità che qualcosa del genere possa accadere di nuovo.