Perché il nostro riflesso nello specchio è “invertito” da sinistra a destra, ma non dall’alto in basso?

Illustrazione di una persona davanti allo specchio (canva FOTO) - sciencecue.it
Molte persone, almeno una volta, si sono chieste il motivo di tutto ciò. E la risposta non è nemmeno così scontata.
C’è una domanda che ha fatto impazzire generazioni di curiosi e appassionati di fisica: perché uno specchio sembra scambiare la sinistra con la destra, ma non l’alto con il basso? A prima vista sembra un mistero banale, quasi una di quelle “stranezze” a cui non si fa troppo caso… finché non si prova a spiegarlo.
La verità è che la risposta breve sarebbe: lo specchio non ha alcun interesse a distinguere tra sinistra e destra. Non “capisce” queste direzioni. Quello che fa, in termini geometrici, è molto più semplice e brutale: scambia la parte davanti con quella dietro. Poi, il resto, è tutta una questione di come il cervello interpreta la scena.
Molti esperimenti domestici, come scrivere una parola su un foglio e mostrarla allo specchio, sembrano confermare l’idea dell’inversione orizzontale. Ma se si pensa un momento, un semplice specchio montato in orizzontale invertirebbe l’alto e il basso, non la sinistra e la destra. Quindi il “problema” sta nella prospettiva e nelle abitudini percettive, non in qualche misteriosa proprietà ottica che colpisce solo un asse.
Il nodo, insomma, non è ottico ma cognitivo. Il nostro corpo ha una simmetria sinistra-destra molto marcata, e un’inversione davanti-dietro ci appare più facilmente come un’inversione laterale. È un’abitudine mentale che si è radicata anche nel linguaggio comune. Ma, come dimostrano diverse ricerche e illusioni ottiche, basta cambiare contesto o orientamento dello specchio per rendersi conto che la faccenda è più complessa.
Come funziona davvero il “ribaltamento”
Dal punto di vista della fisica, uno specchio piano riflette i raggi luminosi rispettando la legge dell’angolo d’incidenza uguale all’angolo di riflessione. Questo significa che l’immagine risultante è simmetrica rispetto al piano dello specchio. In pratica, ciò che era più vicino a chi guarda resta più vicino, e ciò che era più lontano resta tale… ma con il davanti e il dietro invertiti. Non è la sinistra che diventa destra, è la profondità che si ribalta.
Il resto lo fa la nostra mente. Come spiegato da Yohtaro Takano nel suo studio sulla multiprocess hypothesis, il fenomeno che chiamiamo “inversione speculare” non è unico, ma si può scomporre in tre tipi distinti di trasformazioni: un’inversione legata al corpo dell’osservatore (Tipo I), una legata alla rappresentazione mentale dell’oggetto (Tipo II) e una puramente ottica (Tipo III). In tutti i casi, il fattore comune è che lo specchio cambia solo l’asse davanti-dietro; la sensazione di sinistra/destra invertita nasce dal modo in cui il cervello “ruota” il quadro di riferimento per dare senso a ciò che vede.

Quando la percezione inganna
Le illusioni descritte da Kokichi Sugihara sul Journal of Illusion mostrano quanto la mente possa complicare la faccenda. Posizionando un’immagine bidimensionale su un piano orizzontale davanti a uno specchio verticale, l’autore ha identificato cinque effetti percettivi ricorrenti: l’inversione sinistra-destra, il ribaltamento delle altezze, l’illusione “sdraiato-in-piedi”, il “capovolgimento” completo (somersault) e la sostituzione con un oggetto diverso. In tutti i casi, il processo ottico è identico, ma la percezione umana crea scenari diversi e a volte impossibili. La spiegazione geometrica è chiara: l’immagine nello specchio è simmetrica rispetto al piano riflettente. Ma quando la figura rappresenta un oggetto tridimensionale, come una scala o un cilindro, il cervello tende a interpretare la scena come reale, non come un semplice disegno.
Così, se l’oggetto ha simmetrie particolari (come una rotazione di 180°), può sembrare che lo specchio inverta la sinistra con la destra, o che un rilievo diventi una cavità. In alcuni casi, come nel “ribaltamento delle altezze”, un dosso può trasformarsi in una buca, semplicemente perché il punto di vista virtuale è speculare a quello reale. Secondo Takano, questo avviene perché la mente utilizza due quadri di riferimento: uno legato al corpo dell’osservatore e uno “rappresentazionale”, che può essere ruotato mentalmente. Lo specchio, invertendo solo davanti e dietro, costringe il cervello a riorganizzare queste coordinate, e il risultato è un’apparente inversione laterale. Sugihara aggiunge che l’effetto si amplifica quando l’immagine è priva di cornici rettangolari o quando si mescolano elementi reali e disegnati, rendendo più difficile distinguere tra oggetto tridimensionale e rappresentazione.