Buoni fruttiferi scaduti, occhio a queste paroline sul tagliando | Se non le vedi allora puoi festeggiare: devono ridarti tutto

Buono fruttifero scaduto (Canva foto) - www.sciencecue.it
Buoni fruttiferi scaduti, occhio alle scritte mancanti: se non ci sono, potrebbe esserci una sorpresa positiva.
Per molti risparmiatori italiani, i buoni fruttiferi postali rappresentano una forma rassicurante di investimento. Silenziosi, cartacei, con la promessa di rendimenti nel tempo, spesso vengono custoditi per decenni come un tesoro da tramandare. Ma cosa succede quando, alla fine di questo lungo viaggio, ci si ritrova con un rimborso negato?
Alcuni scoprono solo al momento dell’incasso che il loro buono, apparentemente ventennale, era in realtà soggetto a regole molto più complesse. La delusione può essere cocente, soprattutto se si pensava che bastasse aspettare la scadenza per riscuotere il dovuto. Eppure, sotto quel pezzetto di carta si nasconde molto più di quanto si possa immaginare.
In particolare, un dettaglio che sembra secondario può cambiare tutto: la presenza o meno di alcune informazioni sul tagliando. Non si tratta di un cavillo legale, ma di elementi fondamentali per stabilire la validità del titolo e i diritti del risparmiatore. La data di emissione, la durata, la serie di appartenenza, le condizioni di rendimento e la prescrizione non sono solo numeri, ma obblighi informativi previsti dalla normativa.
A volte, è proprio l’assenza di questi dati essenziali a trasformare una perdita in un risarcimento. E questo non accade per caso, ma perché esistono regole precise che vincolano Poste Italiane fin dal momento della sottoscrizione.
Gli obblighi informativi che fanno la differenza
Secondo quanto riportato da Il Giorno, in casi recenti la magistratura ha riconosciuto che l’omessa indicazione delle condizioni sul buono costituisce un inadempimento contrattuale da parte di Poste Italiane. La normativa prevede che il risparmiatore debba essere informato al momento dell’acquisto tramite tagliando apposto sul titolo o, in alternativa, con un foglio informativo dettagliato.
L’assenza di questi elementi impedisce all’investitore di conoscere la reale scadenza e la durata effettiva dell’investimento. Di conseguenza, se sul buono non compaiono indicazioni precise relative alla serie, alla durata o ai tassi di interesse, il risparmiatore può avere diritto a recuperare l’intero capitale nominale più gli interessi maturati, anche se il buono risulta formalmente scaduto.

Quando il tagliando può salvare l’investimento
Il punto cruciale è quindi tutto nella verifica del tagliando: se mancano le “paroline magiche” – ovvero le informazioni obbligatorie previste dal Decreto ministeriale – allora non si può parlare di una prescrizione valida. Questo dettaglio, spesso trascurato, può ribaltare completamente l’esito della richiesta di rimborso.
Per chi possiede buoni sottoscritti anni fa, il consiglio è di controllare attentamente ogni indicazione riportata sul titolo. In assenza di dati chiari e completi, potrebbe scattare l’obbligo per Poste Italiane di corrispondere quanto dovuto, indipendentemente dalla scadenza dichiarata.