Borsa termica vietata in spiaggia: scattano i controlli sotto tutti gli ombrelloni | La legge parla chiaro: non si può fare

Vietate le borse termiche (Canva FOTO) - sciencecue.it
Le borse termiche in spiaggia sono davvero comode, eppure ora potrebbero rappresentare un grosso problema, per tutti.
Quando si va in spiaggia, la borsa termica è una di quelle cose che fanno davvero la differenza. Non è solo un accessorio comodo, ma uno strumento utile per conservare cibo e bevande alla giusta temperatura, soprattutto nelle giornate più calde.
Grazie ai materiali isolanti e agli appositi siberini, mantiene freschi panini, frutta, acqua e succhi, rallentando il riscaldamento causato dal sole. Così si evita il rischio di mangiare alimenti alterati o bere qualcosa di caldo sotto l’ombrellone.
Le versioni più moderne sono leggere, capienti e facilmente trasportabili. Alcune hanno anche tasche laterali, chiusure ermetiche e rivestimenti impermeabili, utili per tenere separati cibo e oggetti personali.
Usare correttamente una borsa termica, riempiendola bene e aprendola solo quando serve, aiuta a prolungarne l’effetto refrigerante. Un piccolo accorgimento che rende la giornata al mare più piacevole… e più sicura.
Un divieto particolare
Succede spesso: si arriva al lido, si prende posto sotto l’ombrellone e lì, in bella vista, il cartello che vieta l’ingresso a chi porta cibo da casa. Bottiglie, panini, insalate… tutto fuori legge? A prima vista sembra una regola chiara, ma la realtà è molto diversa. È facile pensare che sia un obbligo imposto ai clienti, ma quei divieti in realtà non valgono granché.
Come spiegato su Il Fatto Alimentare, gli stabilimenti balneari sono sì gestiti da privati, ma sorgono su suolo pubblico, cioè demaniale. E secondo il codice civile – articolo 822 per essere precisi – nessun gestore può impedire a un bagnante di consumare un pasto portato da casa, purché lo faccia in modo ordinato e rispettoso. In Puglia, ad esempio, l’ordinanza balneare regionale ribadisce esplicitamente questo diritto. Quindi, quei cartelli sono più un “invito” che una legge.

Cosa potrebbe accadere
E infatti i controlli, quando ci sono, non riguardano tanto il bagnante col panino, ma i gestori stessi. Sono loro a dover rispettare le norme igienico-sanitarie e garantire che il lido non diventi una zona di degrado. È chiaro che non si può organizzare una grigliata in mezzo alla passerella, né lasciare rifiuti in giro. Ma un’insalata fresca, magari conservata con cura in una borsa termica profumata all’alloro, non dà fastidio a nessuno.
Sempre secondo Il Fatto Alimentare, anche l’associazione dei consumatori Udicon ha ribadito che vietare il pranzo al sacco è una violazione dei diritti del cliente. E se un bagnante dovesse essere allontanato per questo motivo, può contattare direttamente la Capitaneria di porto o la polizia locale. La spiaggia è di tutti, e mangiare sotto l’ombrellone – senza disturbare nessuno, è un diritto, non un favore.