Vogliono piazzare una BOMBA NUCLEARE: scattano gli allarmi di tutta la Terra | Effetti peggiori di Hiroshima e Nagasaki

Una bomba come soluzione? (pixabay.com) - www.sciencecue.it
Suggerito l’uso di una gigantesca bomba nucleare, una proposta controversa che ha sollevato preoccupazioni a livello globale.
Sentiamo spesso la frase “sono tempi duri” o “sono tempi bui”. Da quasi vent’anni si parla di crisi perpetua, con conflitti nascenti o mai veramente spenti.
La crisi climatica, dal canto suo, è vista, forse, come la più seria minaccia che l’umanità abbia mai affrontato, con potenziali effetti devastanti sulla vita terrestre.
L’aumento continuo delle emissioni di gas serra, come anidride carbonica e metano, sta accelerando il riscaldamento del pianeta, causando innalzamenti del livello del mare, fenomeni meteorologici severi e crisi ambientali che mettono in pericolo la stabilità sociale ed economica globale.
In questo scenario, l’umanità sta cercando modi creativi per affrontare questo ed altri problemi seri, varando qualsiasi proposta che sia di ausilio ad una soluzione valida.
Una proposta indecente
E parlando proprio di proposte al limite del normale, un giovane ricercatore americano del Rochester Institute of Technology, Andy Haverly, ha proposto un’idea radicale: far detonare un’enorme bomba nucleare sul fondo dell’Oceano Antartico per contrastare il riscaldamento globale! Apparentemente simile a un’idea tratta dalla fantascienza, questa proposta, riporta Fanpage, si basa sul principio del “Enhanced Rock Weathering” , una tecnica che frantuma rocce basaltiche per accelerare l’assorbimento di anidride carbonica dall’aria.
In particolare, si prevede che l’esplosione polverizzi trilioni di tonnellate di basalto marino, facilitando una reazione chimica che trasforma la CO2 in bicarbonato stabile, trattenendo così il carbonio per millenni. La bomba proposta sarebbe 5,4 milioni di volte più potente di quella di Hiroshima, con una forza di 81 gigatonnellate. Per limitare i danni, si suggerisce di posizionarla a circa tre chilometri di profondità nell’Oceano Antartico, per contenere le ricadute radioattive e l’impatto ambientale.
Tuttavia, anche adottando questa misura precauzionale, l’esplosione causerebbe perdite di vite umane e danni duraturi agli ecosistemi in un’ampia area. Nonostante ciò, Haverly afferma che i pericoli di questa operazione sarebbero inferiori alle conseguenze del cambiamento climatico in corso.

Le critiche della comunità
La proposta ha suscitato preoccupazioni e critiche dalla comunità scientifica. Tra le principali obiezioni c’è il rischio di una grave deresponsabilizzazione che questa strategia potrebbe generare, incoraggiando un continui le emissioni senza implementare misure di riduzione della carbonio realmente efficaci e sostenibili. Inoltre, la complessità tecnica e i rischi legati alla creazione e al trasporto di un dispositivo di tale magnitudine rendono questa soluzione praticamente irrealizzabile.
La ricerca di Andy Haverly, attualmente in attesa di una revisione scientifica, rappresenta comunque un campanello d’allarme sulla frustrazione e le difficoltà nel trovare risposte adeguate alla crisi climatica globale, stimolando una riflessione, si spera, utile sull’equilibrio tra innovazione e sicurezza.