La Terra tremerà dovunque: hanno trovato una nuova faglia nel nostro pianeta | Si trova proprio sotto i nostri piedi
Tremerà tutto (canva.com) - www.sciencecue.it
La crosta terrestre si sta aprendo sotto i nostri piedi, in profondità: gli scienziati scoprono la frattura nascosta sotto. Tremerà tutto!
Negli strati del sottosuolo della Terra si svolgono processi geologici invisibili all’occhio umano, ma che influenzano significativamente l’evoluzione del nostro pianeta.
Le faglie, grandi aperture della crosta terrestre, rappresentano una forza invisibile che modifica fondali, crea montagne sottomarine e provoca terremoti ed eruzioni vulcaniche.
In queste aree isolate, dove le placche tectoniche si urtano, si separano o scorrono l’una sotto l’altra, il nostro pianeta rivela la sua essenza dinamica.
Queste azioni hanno un impatto su clima, circolazione degli oceani ed ecosistemi marini che si formano nelle vicinanze delle sorgenti idrotermali.
Un fenomeno unico
Ciò detto, sotto le acque dell’Oceano Pacifico si sta verificando un fenomeno unico: la sua placca, tra le più grandi al mondo, presenta indicatori di rottura interna. Come indica Virgilio, un gruppo di studiosi ha registrato la presenza di grandi fratture nella zona di subduzione di Cascadia, al largo dell’isola di Vancouver: qui si uniscono quattro placche, creando una delle zone geologicamente più complesse della Terra.
Una tecnologia sismica avanzata ha reso possibile la ricostruzione della configurazione del fondale marino, mettendo in evidenza crepe che si estendono per oltre 75 chilometri. I ricercatori dell’Università della Louisiana hanno illustrato un fenomeno graduale e continuo: la placca Explorer, appartenente al sistema tettonico del Pacifico, si starebbe separando, come una crepa che si espande nel tempo.

Una fase finale, ma lenta
Secondo il geologo Brandon Shuck, l’evento costituirebbe la fase finale del processo di subduzione: quando una placca comincia a muoversi verso il mantello terrestre, il suo movimento diventa irreversibile, ma senza un crollo finale e repentino. Si tratta di un processo di degrado lento, che provoca la rottura della placca in microplacche, alcune delle quali rimangono attive in termini sismici, mentre altre risultano ormai inattive.
Gli esperti sostengono che analizzare una subduzione in questa fase fornisca un’opportunità speciale per comprendere la storia del nostro pianeta, poiché consente di preservare evidenze geologiche che verrebbero altrimenti eliminate dal costante spostamento delle placche. In conclusione, questa scoperta, evidenzia Virgilio, potrebbe aiutare a migliorare i modelli di previsione dei terremoti, facilitando la comprensione dell’accumulo di stress e la possibile locazione di futuri eventi sismici. Il fenomeno richiama anche ricerche recenti sui Campi Flegrei, dove l’interazione tra liquidi sotterranei e rocce sta influenzando considerevolmente l’attività sismica della zona e dimostra quanto siano complessi e interconnessi i processi interni del nostro pianeta.
