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Oro sugli abeti: scoperta in Finlandia grazie a batteri che formano nanoparticelle

Aghi di un abete (Depositphotos foto) - www.sciencecue.it

Aghi di un abete (Depositphotos foto) - www.sciencecue.it

In Finlandia gli abeti rossi nascondono tracce d’oro invisibile, formate da batteri che potrebbero rivoluzionare l’esplorazione mineraria.

In certi angoli del pianeta, ciò che succede sotto la superficie è molto più affascinante di quanto si possa immaginare. E non parliamo solo di radici e lombrichi. In alcune foreste del nord Europa, piante e microbi lavorano insieme in modi che, fino a poco tempo fa, avremmo definito quasi magici. Processi lenti, silenziosi, ma incredibilmente sofisticati stanno avvenendo proprio sotto i nostri occhi – o meglio, al di là di ciò che possiamo vedere. Dove? In Finlandia, tra gli abeti rossi di una zona mineraria.

Questi alberi, così comuni nel paesaggio boreale, nascondono un piccolo universo biologico al loro interno. Microbi e batteri vivono nei loro tessuti, in una convivenza continua e apparentemente innocua. Eppure, alcuni di questi microrganismi non si limitano a occupare spazio: interagiscono con la pianta in modi complessi, trasformando sostanze che provengono dal terreno. Tra queste, anche metalli preziosi come l’oro.

C’è un processo poco conosciuto – la biomineralizzazione – che consente proprio questo. In parole semplici, i metalli disciolti nel terreno vengono “catturati” e solidificati dalla pianta, spesso grazie all’intervento di batteri. È una sorta di difesa naturale, ma anche un meccanismo ancora poco esplorato dalla scienza. Non accade sempre, e non ovunque. Quando succede, però, lascia tracce minuscole, invisibili e affascinanti.

Insomma, non è che gli alberi si trasformino in miniere, ma il fenomeno esiste – e ha attirato l’attenzione di diversi ricercatori. Perché se una pianta può “segnalare” la presenza di metalli nobili nel terreno, allora potrebbe diventare una sorta di sentinella naturale per le esplorazioni del futuro. Il bello è che tutto questo succede senza bisogno di scavare né distruggere l’ambiente.

Una scoperta nel cuore della taiga

È proprio seguendo questo filo di indizi che un gruppo dell’Università di Oulu, in collaborazione con il Servizio geologico finlandese, ha messo in piedi un’indagine sul campo, come riporta Ansa. In un’area vicina alla miniera d’oro di Kittilä, i ricercatori hanno raccolto campioni di aghi da 23 abeti rossi. Un’analisi paziente, quasi chirurgica. Su 138 campioni, in quattro alberi è emersa la sorpresa: nanoparticelle d’oro incastonate negli aghi, accompagnate da una sottile pellicola batterica.

Ed è proprio lì che si nasconde il cuore della scoperta. Analizzando il DNA di quei biofilm, sono emersi alcuni ceppi batterici particolarmente attivi: Cutibacterium, Corynebacterium e il misterioso P3OB-42. Tutti più presenti nei campioni che contenevano tracce d’oro. Non un caso, ma una possibile catena causale.

Nanoparticelle di oro (Environmental Microbiome foto) - www.sciencecue.it
Nanoparticelle di oro (Environmental Microbiome foto) – www.sciencecue.it

Microrganismi come esploratori del sottosuolo

Secondo gli autori dello studio, pubblicato sulla rivista Environmental Microbiome, l’oro nel terreno si trova in forma solubile. L’acqua lo trasporta fino alle radici degli alberi e da lì, lentamente, arriva agli aghi. È in quel punto che i batteri entrano in gioco: riescono a trasformare l’oro liquido in particelle solide, minuscole ma reali. In sostanza, aiutano la pianta a “precipitare” il metallo all’interno dei suoi stessi tessuti.

Certo, non aspettatevi pepite tra i rami. Queste particelle sono troppo piccole per essere raccolte o usate a scopo commerciale. Ma rappresentano qualcosa di più interessante: un metodo naturale e sostenibile per individuare giacimenti minerari nascosti. Se confermata e approfondita, questa tecnica potrebbe rivoluzionare il modo in cui esploriamo il sottosuolo – lasciando in pace il paesaggio, e lasciando lavorare la natura.