Cominciano a mangiare e non si fermano più: questi INSETTI sono i più pericolosi | Finisci a morire di stenti in pochissimo tempo
Insetti e pericoli (Depositphotos foto) - www.sciencecue.it
Un’invasione silenziosa di questi insetti si sta diffondendo rapidamente, creando allarme e sollevando timori.
All’inizio sembra niente di che, quasi una seccatura stagionale, una di quelle cose che si risolvono da sole. E invece no. C’è qualcosa che sta girando, silenzioso ma costante, che sta dando filo da torcere. Non se ne parla abbastanza, ma chi ci ha a che fare ogni giorno lo sa bene: il problema è grosso e sta diventando ingestibile.
Il punto è che certe crisi non esplodono all’improvviso. Si insinuano piano piano, passano inosservate, poi quando te ne accorgi è troppo tardi. C’è chi ci convive da mesi — anzi, da anni in certi casi — con una specie di senso d’impotenza addosso. E il bello (anzi, il brutto) è che si tratta di un intero sistema che comincia a scricchiolare. Terreni, persone, risorse. Tutto sotto pressione.
La lista dei problemi è lunga: clima imprevedibile, prezzi che non coprono i costi, regole europee sempre più complicate da seguire. Eppure, in mezzo a tutto questo marasma, ce n’è uno che fa più paura di altri. Non tanto per la sua forza, ma per il fatto che — per dirla chiara — nessuno riesce più a fermarlo. Un piccolo invasore, tanto sottovalutato quanto dannoso.
Qui parliamo di intere zone che rischiano di chiudere bottega. Meno frutti, meno lavoro, meno soldi. E intanto la domanda che gira sempre più spesso è la stessa: “Ma ha ancora senso andare avanti così?” È una di quelle domande che fanno male, soprattutto quando arrivano da chi ha fatto dell’agricoltura la propria vita.
Una presenza ingombrante che nessuno aspettava più
Il nome ormai lo conoscono tutti: cimice asiatica. Pensavano fosse sotto controllo, invece eccola lì, di nuovo, ma stavolta peggio. Secondo quanto riportato da Adnkronos, l’allarme è stato rilanciato dalla Cia-Agricoltori Italiani: questa bestiolina è tornata a colpire duro, e non solo le pere — com’era già successo — ma anche il mais. Una roba che fino a poco tempo fa pareva impossibile.
I numeri parlano da soli: produzioni dimezzate, punte del 60% in meno nel caso della pera Abate. E sul mais iniziano a vedersi segni evidenti. Il problema? Non si riesce a contenerla. L’insetticida acetamiprid, che un tempo funzionava bene, adesso è quasi inutile per via delle nuove limitazioni. E nel frattempo, i costi aumentano, i margini si restringono, e tanti smettono di piantare. Perché lavorare in perdita non conviene a nessuno. E non finisce qui.

Il vero disastro
Questa non è una semplice infestazione. È un disastro a cielo aperto. Colpisce più di cento colture diverse — dalle rosacee alla soia, passando per i vitigni — e sta facendo danni seri ovunque metta piede. Lo dice anche Annalisa Arletti (FdI), che ha presentato un’interrogazione alla Camera segnalando perdite addirittura oltre il 70% in alcune aziende. Cioè, stiamo parlando di interi raccolti compromessi.
L’assessore Alessio Mammi ha spiegato che l’Emilia-Romagna ha già tirato fuori 10 milioni di euro in indennizzi solo per quest’anno. E si sta cercando una via d’uscita insieme agli Stati Uniti, con progetti di ricerca congiunti. Ma la verità — lo dice pure Stefano Calderoni, presidente di Cia Ferrara — è che qui non si tratta più solo di agricoltura. È una questione sociale, economica, di sopravvivenza. E se nessuno ci mette mano sul serio, questa battaglia è persa in partenza.
