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Produzione italiana per eccellenza si ferma per sempre: non verrà prodotto più nessun modello | Un pezzo di storia che se ne va

Fabbrica chiusa (Depositphotos foto) - www.sciencecue.it

Fabbrica chiusa (Depositphotos foto) - www.sciencecue.it

Un modello simbolo dell’eccellenza esce di scena: lo stabilimento chiude le linee dopo oltre un decennio di successi.

Negli ultimi tempi c’è un settore che sta cambiando pelle. Parliamo di rivoluzioni vere: nuovi assetti aziendali, collaborazioni internazionali e tagli netti alla produzione in alcune sedi storiche. Certe decisioni, spesso dolorose, rispecchiano la volontà di adattarsi a un settore in continua (e rapidissima) evoluzione, anche a costo di dire addio a modelli che hanno fatto la storia.

La corsa all’elettrificazione e la richiesta di sostenibilità stanno spingendo molti costruttori a ripensare tutto. Dalla progettazione fino all’assemblaggio finale, niente può più rimanere com’era. E nel mezzo di questo cambiamento, alcuni modelli – quelli “vecchio stile” ma ancora amati – rischiano di finire nell’ombra. O peggio, scomparire del tutto.

Alcune fabbriche italiane, per anni sinonimo di efficienza e orgoglio manifatturiero, stanno vivendo un momento complesso. Ce n’è una che ha rappresentato per lungo tempo un’eccellenza vera e propria nel panorama industriale europeo. Ma oggi, nemmeno chi ha garantito risultati solidi è al sicuro da tagli o riconversioni.

Quando qualcosa viene tolto dal listino non è solo una questione tecnica o commerciale. È un po’ come chiudere un album di ricordi. Quel modello, quelle linee squadrate o morbide, diventano parte del paesaggio urbano e affettivo di intere generazioni. Quando spariscono, si ha la sensazione che qualcosa – piccolo ma importante – sia andato perduto per sempre.

Tra scelte aziendali e nuove priorità

A Melfi, in Basilicata, uno stabilimento che ha dato tanto all’automotive nazionale ha appena spento uno dei suoi reparti più simbolici. Per oltre dieci anni da lì è uscita un’auto che ha fatto parlare di sé ovunque in Europa. Compatta ma tosta, pensata su misura per chi cercava una via di mezzo tra città e avventura, con un design riconoscibile a colpo d’occhio.

Fin dal lancio, questo SUV ha fatto centro. Merito di una gamma motori ampia – benzina, diesel e poi anche mild hybrid – e di una filosofia tutta sua: robustezza sì, ma anche praticità quotidiana. E poi diciamolo, anche senza trazione integrale sapeva farsi valere. Non era certo un fuoristrada estremo, ma faceva venire voglia di uscire dall’asfalto.

Jeep Renegade (Jeep foto) - www.sciencecue.it
Jeep Renegade (Jeep foto) – www.sciencecue.it

La fine di un’epoca, senza un sostituto chiaro

Come riporta Motor1.com, la Jeep Renegade ha ufficialmente terminato la sua corsa. Fine dei giochi, dopo 11 anni. Lo stop è arrivato in silenzio, senza annunci trionfali né grandi cerimonie. E soprattutto, senza un vero successore. Almeno per ora. Un vuoto non da poco, considerando che è stata la prima Jeep prodotta fuori dagli USA. Un pezzo di storia industriale tutta italiana.

Al suo posto resta solo la Avenger, più piccola (è lunga meno di 4,10 metri), con motori elettrici o ibridi. Ha già raccolto numeri importanti – qualcosa come 200.000 ordini tra il 2023 e metà 2025 – ma è un’auto diversa, diciamolo. Chi cercava la “vecchia” Renegade resterà un po’ spiazzato. Si parla di un possibile nuovo modello nel 2027, basato su piattaforma STLA Small, ma… per adesso non c’è nulla di concreto.