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Basta una fotocopia lasciata in giro: così ha inizio la TRUFFA della CARTA D’IDENTITÀ | In pochi giorni ti rubano grosse cifre

Illustrazione di una carta d'identità (Canva FOTO) - sciencecue.it

Illustrazione di una carta d'identità (Canva FOTO) - sciencecue.it

La situazione non va assolutamente sottovalutata. Meglio non rischiare, adottando alcune soluzioni che sembrano banali.

Le truffe sono inganni studiati per sottrarre denaro o beni, spesso mascherati da offerte credibili o richieste d’aiuto. Possono assumere molte forme, dalle frodi online ai raggiri porta a porta, e fanno leva sulla fiducia e sulla distrazione delle persone.

Oggi gran parte di queste frodi avviene sul web, attraverso email, messaggi o finti siti che imitano quelli ufficiali. Trucchi come il phishing puntano a carpire dati personali, password e numeri di carte di credito, spesso con urgenze costruite ad arte.

Non mancano però i raggiri tradizionali, come finti tecnici o falsi incaricati di servizi che bussano alle porte. Anche investimenti miracolosi, lotterie inesistenti e telefonate sospette restano tra le trappole più comuni.

Riconoscere una truffa significa osservare i dettagli: controllare l’indirizzo del mittente, diffidare di chi chiede pagamenti immediati o dati sensibili, e segnalare sempre i tentativi sospetti alle autorità. La prevenzione, unita a un po’ di prudenza, è la miglior difesa.

Una situazione particolare

Una storia che sembra uscita da un film di spionaggio digitale, ma che purtroppo è reale. Un ex insegnante di informatica di 72 anni, residente a Castelfranco Veneto, si è ritrovato all’improvviso con un debito di ben 50 mila euro senza aver mai chiesto nulla. Tutto è partito da un raggiro che ha preso di mira la sua identità digitale: lo SPID, lo strumento ormai indispensabile per accedere a servizi pubblici e bancari.

Il colpo è avvenuto in maniera subdola: con una semplice fotocopia della carta d’identità, i malintenzionati sono riusciti a creare un secondo SPID su un altro provider, spostando anche alcuni dati sensibili come la residenza e il numero di cellulare. Un’operazione che sembra quasi banale, ma che ha permesso di aprire un conto corrente a nome della vittima e avviare una richiesta di finanziamento con la formula della cessione del quinto, per rate da quasi 480 euro al mese.

Illustrazione di una truffa (Freepik Foto) - sciencecue.it
Illustrazione di una truffa (Freepik Foto) – sciencecue.it

La scoperta

Come riportato da Tecnico della Scuola, la scoperta è arrivata per caso, grazie a una comunicazione inviata dall’INPS alla casella PEC che, per fortuna, i truffatori non avevano modificato. Quel messaggio segnalava l’attivazione di una cessione del quinto che l’ex professore non aveva mai autorizzato.

Dopo un momento di sconcerto e qualche giorno di ritardo nella lettura – era in ferie e la raccomandata era rimasta lì – l’uomo si è mosso in fretta, rivolgendosi all’istituto di credito per bloccare le rate. Ma intanto i 50 mila euro erano già stati accreditati e una parte, circa 10 mila euro, era sparita nel nulla.