DISASTRO INPS: dimenticatevi gli aumenti annunciati sulle pensioni | Il Governo ha sbagliato i conti: non ci sono più i soldi

Illustrazione di una donna anziana triste (Canva FOTO) - sciencecue.it
La situazione per molte persone è negativa, e non ci sarà nessun aumento sulle pensioni. Cos’è successo esattamente?
Quando pensioni e stipendi non possono più crescere, di solito è il segnale che l’economia sta attraversando una fase delicata. Non si tratta solo di una scelta politica, ma spesso di una necessità legata ai conti pubblici e alla sostenibilità del bilancio.
Gli aumenti, infatti, dipendono dalle risorse disponibili: se lo Stato o le imprese hanno entrate limitate, garantire incrementi diventa impossibile. È un po’ come una coperta troppo corta: tirandola da una parte, manca dall’altra.
In questi scenari a pesare sono l’inflazione, il debito e la crescita economica. Se i prezzi salgono ma salari e pensioni restano fermi, il potere d’acquisto delle persone si riduce, creando inevitabili tensioni sociali.
Bloccare gli adeguamenti è quindi una misura estrema, che può essere temporanea ma lascia sempre strascichi. Perché non si tratta solo di numeri: dietro quelle cifre ci sono famiglie che vedono cambiare concretamente la propria vita quotidiana.
Una situazione particolare
Quando si parla di pensioni, la discussione tende sempre ad accendere gli animi. Ogni promessa di aumento viene accolta con speranza da chi vive con entrate limitate e, allo stesso tempo, con scetticismo da chi teme che dietro gli annunci si nascondano soltanto illusioni. In questo scenario, anche una cifra apparentemente modesta può diventare simbolo di un dibattito molto più ampio.
È il caso dell’ipotesi di un incremento che, in teoria, potrebbe arrivare a diverse centinaia di euro l’anno. Una misura che, almeno sulla carta, sembra pensata per alleggerire un po’ la pressione fiscale e restituire respiro ai pensionati. Ma tra le dichiarazioni di principio e la realtà dei conti pubblici si apre sempre un divario difficile da colmare.

Cos’è successo esattamente?
Secondo quanto riportato da diverse testate, come per esempio Money, l’idea del governo è quella di ridurre l’aliquota Irpef dal 35% al 33% per chi percepisce redditi compresi tra i 28.000 e i 50.000 euro, con possibilità di estendere la fascia fino ai 60.000. Una modifica che, se davvero realizzata, garantirebbe ad alcune pensioni un beneficio massimo di circa 660 euro all’anno. Numeri che sulla carta sembrano concreti, ma che subito hanno sollevato dubbi sulla sostenibilità finanziaria.
Il problema principale riguarda le coperture: una simile riforma fiscale comporterebbe infatti miliardi di euro in minori entrate per lo Stato. È per questo che molti analisti parlano di una misura poco realistica, almeno nella sua versione più ampia. L’ipotesi più probabile è quella di interventi limitati o temporanei, rivolti a una platea ristretta di beneficiari, una sorta di “bonus” mascherato che non incida troppo sui conti pubblici.