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Scatta il LIMITE ai MESSAGGI: oltre questo numero non potrete inviarne più | La legge parla chiaro: ti condannano in tribunale

Chat e pericoli (Depositphotos foto) - www.sciencecue.it

Chat e pericoli (Depositphotos foto) - www.sciencecue.it

Inviare troppi messaggi, in questi casi, può diventare reato: ora la legge considera anche frequenza e insistenza.

Inviare messaggi è diventato un gesto automatico, quasi istintivo. Basta uno smartphone in mano e, in pochi secondi, si può raggiungere chiunque, ovunque. Non ci pensiamo più: scriviamo, inviamo vocali, mandiamo foto o note senza riflettere troppo su come verranno ricevuti.

Ma dietro ogni notifica c’è una persona, e quello che per noi è un semplice messaggio, per l’altro può essere un’invasione qualcosa di peggio. Oggi comunichiamo in modo frenetico. Risposte immediate, messaggi uno dietro l’altro, vocali di cinque minuti… la rapidità ha sostituito la riflessione.

Eppure, anche in un mondo così veloce, ci sono dei limiti da non superare. Il numero e la frequenza dei messaggi possono cambiare completamente il tono della conversazione, trasformandola in qualcosa di ben diverso dal dialogo.

Siamo talmente abituati a scrivere, inviare, parlare con chiunque in qualunque momento, che spesso dimentichiamo una cosa: anche il silenzio ha un suo valore. WhatsApp, Telegram, Messenger… sono strumenti potenti, certo, ma non per forza sempre “innocui”.

La legge guarda ai messaggi

Anche perché, diciamolo, è facile perdere la misura. E la legge, oggi, questa cosa la guarda con molta più attenzione di prima. Soprattutto se i messaggi arrivano uno dietro l’altro come una mitraglia. A volte basta la quantità. Troppi messaggi e si oltrepassa il limite.

C’è un caso che potrebbe segnare un punto di svolta. Perché oggi, nel 2025, non è più solo “cosa dici”, ma anche “come” e “quanto spesso lo fai”. E se usi il telefono come un’arma la legge può – e anzi, deve – intervenire.

Ragazza triste con smartphone (Depositphotos foto) - www.sciencecue.it
Ragazza triste con smartphone (Depositphotos foto) – www.sciencecue.it

Quando la chat si trasforma in una vera pressione

Tutto parte da un episodio accaduto nel 2025, come riporta Brocardi.it, dove un semplice litigio familiare ha preso una piega inaspettata. Il contesto? Una casa estiva condivisa e un accordo – evidentemente non rispettato – sulla turnazione. La reazione? Settantina di messaggi vocali inviati alla cognata in poco più di mezz’ora. Sì, 70. Non è un errore. Il Tribunale di Torre Annunziata non ci ha messo molto a inquadrare la questione. Nella sentenza n. 385 del 3 marzo, i giudici hanno deciso che quel comportamento rientrava nel reato di molestie (art. 660 c.p.). Il contenuto dei messaggi? Irrilevante.

Non importa se non erano offensivi, quel che conta è l’insistenza. La cosiddetta “petulanza”, per usare il termine tecnico. Ogni notifica, ogni suono di WhatsApp, diventava un colpo psicologico. Il verdetto è chiaro: bombardare qualcuno di messaggi può portarti dritto in tribunale, anche se sei un parente. Non serve nemmeno una minaccia, basta far sentire l’altra persona oppressa. In questo caso, la donna è stata condannata proprio per aver esagerato. E la cognata, che si è sentita bersagliata e disturbata, ha scelto di denunciare.