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Ultim’ora: l’Italia finisce fuori dall’Europa che conta | Per la prima volta è in fondo alla classifica: è un disastro terribile

Mappa dell'Europa

Italia fuori dall'Europa in questo campo, ecco quale (Freepik Foto) - www.sciencecue.it

Negli ultimi anni l’Europa ha mostrato un ritmo di trasformazione disomogeneo nei diversi settori produttivi.

Alcuni Paesi hanno scelto strategie molto aggressive per guidare il cambiamento, mentre altri si sono mossi con più cautela. Questa dinamica ha generato profonde differenze tra Stati confinanti e persino tra regioni della stessa nazione.

A determinare il divario non sono soltanto le scelte politiche, ma anche la struttura economica e sociale. Dove i redditi medi sono più alti, le nuove tecnologie trovano un terreno fertile, mentre nelle aree meno sviluppate il processo incontra ostacoli ben più complessi.

Un altro elemento cruciale riguarda le infrastrutture. Non basta introdurre un prodotto innovativo: serve una rete capace di sostenerne l’utilizzo quotidiano. Senza questa condizione, qualsiasi progetto rischia di rimanere una nicchia.

Infine, conta la percezione dei cittadini. La fiducia nei benefici concreti e nella sostenibilità economica del cambiamento è spesso più determinante delle misure tecniche o legislative adottate.

La fotografia attuale

Secondo quanto riportato da Money.it, l’Italia si colloca in ultima posizione tra i 27 Paesi dell’Unione Europea per diffusione di veicoli elettrici. I dati parlano chiaro: meno dell’1% del parco auto nazionale è a batteria, a fronte di una media europea pari al 13,6%. La distanza da Paesi come Danimarca o Svezia – dove oltre un terzo delle nuove immatricolazioni riguarda modelli elettrici – è abissale.

Le cause di questo ritardo sono precise. In primo luogo, la distribuzione delle colonnine di ricarica è fortemente squilibrata: il Nord registra un incremento costante di punti veloci e ultraveloci, mentre il Centro-Sud rimane privo di copertura uniforme. In secondo luogo, i prezzi dei veicoli restano troppo elevati per una platea di acquirenti caratterizzata da redditi medi tra i più bassi d’Europa. A ciò si aggiunge una scarsità di modelli entry level e di un mercato dell’usato ancora embrionale, elementi che frenano la penetrazione del settore.

Auto elettrica
Crisi dell’elettrico in Italia, ecco perché (Freepik Foto) – www.sciencecue.it

Le prospettive concrete

Il governo ha stanziato 600 milioni di euro di incentivi, in vigore da settembre 2025, con l’obiettivo di raggiungere 40.000 nuove immatricolazioni entro il primo semestre del 2026. Per i privati il contributo può arrivare fino a 11.000 euro con rottamazione e vincoli ISEE. Tuttavia, come sottolinea ancora Money.it, la comunicazione frammentata di queste misure ha impedito di generare fiducia e di stimolare in modo deciso la domanda.

A livello di specializzazione, l’Italia sconta anche un problema di “ricarica domestica”: solo una minoranza dispone di box o parcheggi privati con presa elettrica. Questo rende l’acquisto conveniente quasi esclusivamente per chi ha accesso a infrastrutture personali. Chi deve affidarsi alla ricarica pubblica si trova invece di fronte a tariffe variabili, tempi d’attesa lunghi e difficoltà logistiche. La sfida non riguarda dunque soltanto gli incentivi, ma la capacità di ridisegnare l’intero ecosistema della mobilità.