“Non ho nulla da dichiarare”: se lavori con le CRIPTOVALUTE stai violando la legge | Ti beccano e ti sbattono in cella

Criptovalute (Depositphotos foto) - www.sciencecue.it
Con le nuove regole sulle criptovalute, ignorare il fisco non è più un’opzione sicura: ecco cosa devi fare.
Negli ultimi tempi, parlare di criptovalute è diventato quasi inevitabile. Che tu sia uno smanettone del digitale o solo curioso di capire come funziona il mondo delle monete virtuali, è chiaro che l’attenzione intorno a questo tema è cresciuta a dismisura. E no, non si tratta solo di Bitcoin e compagnia bella, ma anche – e forse soprattutto – di tutto quello che c’è dietro.
Il punto è che ormai anche il fisco ha capito che le cripto non sono un gioco. Sono soldi, e pure tanti. E quando ci sono i soldi, inevitabilmente arrivano controlli, tasse e norme più severe. Fino a qualche anno fa, c’era l’illusione che fosse tutto “libero”, o comunque non del tutto chiaro. Adesso invece la direzione è decisamente un’altra: meno zone d’ombra e più responsabilità per chi si muove nel settore.
Quello che preoccupa di più? Il fatto che molti utenti, spesso in buona fede, non si rendano conto di dover dichiarare certe operazioni. E il problema è proprio questo: non sapere non ti salva. Se fai una mossa sbagliata o ometti qualcosa nella dichiarazione, rischi grosso.
Intanto aumentano i casi di chi si ritrova a giustificare operazioni fatte magari anche anni prima, convinto che “tanto non controllano”. Spoiler: controllano eccome. E con strumenti sempre più precisi. È come se il Fisco avesse deciso di prendere sul serio le cripto, e adesso non fa più sconti a nessuno. Una piccola dimenticanza può trasformarsi in un bel grattacapo, e sì, in certi casi può anche finire molto male.
Nuove norme, vecchi problemi
Come riporta Fiscoeasy.it, con la Legge di Bilancio 2025, il governo ha buttato sul tavolo regole nuove e piuttosto rigide per chi si occupa di criptoattività. La novità più pesante? Beh, da gennaio 2025 sparisce la soglia dei 2.000 euro: ogni guadagno – anche il più piccolo – va tassato. Stop quindi al “finché sto sotto, non devo dichiarare niente”. Quel giochetto non funziona più.
E non finisce qui. Dal 2026, l’aliquota salirà al 33%. Non proprio una carezza. C’è però una chance per chi vuole correre ai ripari: si può rivalutare il valore delle criptovalute possedute al primo gennaio 2025, pagando un’imposta sostitutiva del 18%. Ok, anche questa è una spesa, ma può ridurre il peso fiscale futuro. Ah, il pagamento si può anche dilazionare in tre rate, la prima entro novembre 2025. Ma non finisce qui.

Quando il silenzio diventa reato
Ma il nodo più stretto è forse quello del monitoraggio fiscale. Chi possiede cripto deve segnalarlo nel famoso quadro RW (o quadro W nel 730). E non è facoltativo. C’è pure l’IVCA da pagare, pari allo 0,2% del valore posseduto al 31 dicembre. Dimenticarsene non è una scocciatura: è un problema serio, che può avere conseguenze penali.
Insomma, dire “non ho nulla da dichiarare” non ti salva più. Anzi, può diventare un’autodenuncia se poi risulta che avevi wallet pieni e non ne hai mai parlato al Fisco. Oggi le verifiche sono più rapide, più intelligenti e arrivano dove prima non si poteva. E se qualcosa non torna, le sanzioni non si fanno attendere.