La trappola evolutiva dell’uomo moderno: come l’ambiente creato dall’uomo minaccia il nostro futuro

Illustrazione di alcune persone mentre camminano (Canva FOTO) - sciencecue.it
Viene citata come “evolutionary trap”, e non è un concetto fuorviante. Il nostro futuro è incerto, ed è dovuto a diversi fattori.
Negli ultimi decenni si è accumulata una mole impressionante di prove sul fatto che le attività umane, e i cambiamenti ambientali che ne derivano, hanno conseguenze sempre più rilevanti per la salute. In particolare, per quel tipo di malattie che non si trasmettono da persona a persona: quelle cardiovascolari, certi tumori, ecc.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, rappresentano oggi circa il 74% dei decessi a livello globale. Le spiegazioni classiche individuano fattori di rischio singoli, come il fumo o la sedentarietà. Ma bisogna guardare più a fondo, a livello ecologico. In particolare, la teoria della costruzione di nicchia, che descrive come gli organismi modificano attivamente il proprio ambiente e, così facendo, influenzano le pressioni selettive a cui sono sottoposti.
A differenza di altre specie, come i castori con le dighe, gli esseri umani lo fanno in modo massiccio e con mezzi tecnologici e culturali. Agricoltura, urbanizzazione, uso di combustibili fossili, sistemi alimentari industriali. Il problema, però, è che questa nicchia potrebbe diventare controproducente sul medio e lungo termine.
Un esempio? L’abbondanza di cibo ipercalorico unita alla ridotta attività fisica. È un contesto che favorisce la sopravvivenza oggi, ma che aumenta il rischio di malattie metaboliche domani. Si parla, in questo caso, di una trappola evolutiva: una situazione in cui i comportamenti o le scelte ambientali diventano svantaggiosi proprio perché si è cambiato troppo in fretta l’ambiente circostante. La ricerca in questione è stata pubblicata su Bioscience.
Tra benessere e squilibri adattativi
L’accelerazione e l’espansione delle attività umane nei confronti dell’ambiente è un fenomeno ben noto. Viene chiamata Great Acceleration, e si riferisce al boom di trasformazioni economiche, sociali e ambientali avviate a partire dagli anni ’50 del Novecento. In poco tempo si sono ottenuti miglioramenti reali: l’aspettativa di vita è aumentata, le cure mediche si sono evolute, l’accesso all’istruzione e all’alimentazione è migliorato per milioni di persone.
Tuttavia, questi progressi hanno avuto anche effetti collaterali tutt’altro che trascurabili. Tutto questo rientra nel concetto di Niche Construction Theory. Questo meccanismo evolutivo aiuta a spiegare come certi cambiamenti biologici siano avvenuti in modo così rapido nel passato, e parte da un’idea chiave: gli organismi non sono influenzati soltanto l’ambiente, ma lo modificano, e così facendo influenzano anche le pressioni selettive su se stessi e su altre specie. Un po’ come è accaduto con l’agricoltura iper‑specializzata: fa guadagnare calorie in più nell’immediato, ma spinge fertilizzanti e pesticidi fino ai fiumi, e questo poi ha ripercussioni in termini di salute pubblica e biodiversità. In generale, i vari fattori di rischio, come l’alimentazione o il fumo, così come le disparità socio-economiche e vari fattori ambientali possono interagire tra di loro compromettendo, così, la nostra salute.

Un ecosistema alterato
Secondo lo studio di Belardinelli, Garaffa, Pievani e Vineis, il modello attuale di costruzione di nicchia non riguarda solo l’ambiente esterno, ma anche quello interno, come il microbiota intestinale. Le diete occidentali, dominate da cibi ultra-processati e povere di biodiversità alimentare, hanno già alterato il microbioma umano, contribuendo a disfunzioni metaboliche. Cambiando radicalmente ciò che si mangia, si cambia anche la composizione delle comunità microbiche che influenzano il sistema immunitario, il metabolismo e perfino lo sviluppo cerebrale. Oggi, in molti Paesi ad alto reddito, oltre la metà degli alimenti consumati è classificabile come ultra-processata. È una dieta energeticamente densa, ma biologicamente povera. Diversi studi, citati nella pubblicazione del 2025, hanno mostrato che una maggiore diversità alimentare è associata a una riduzione significativa della mortalità.
In parallelo, ricerche sul microbiota, evidenziano una relazione tra impoverimento microbico, dieta industriale e insorgenza di malattie croniche, come l’obesità e il diabete. Il microbiota viene trasmesso dalla madre al neonato, e se le condizioni ambientali non permettono una sua diversificazione nel corso della vita, si rischia di stabilire una forma di eredità disfunzionale. Non è genetica, ma è comunque trasmessa. Una nicchia modificata culturalmente che agisce sullo sviluppo, con effetti che possono estendersi su più generazioni. In parole povere, le modifiche ambientali indotte dall’uomo(e le pressioni selettive “autoimposte”), influenzano la nostra salute. In futuro, questi adattamenti culturali e biologici, che ci hanno permesso di vivere e di sopravvivere così a lungo, potrebbero dimostrarsi deleteri.