Qui non possono più comprare nemmeno il pane | Intera popolazione ridotta alla fame: tutto lavoro extra per la Caritas

Illustrazione di un divieto (Canva FOTO) - sciencecue.it
Purtroppo anche i beni essenziali qui costano tantissimo, e al momento non si può fare altrimenti. La situazione è insostenibile!
Quando una popolazione muore di fame, non si tratta solo di mancanza di cibo, ma di un fallimento collettivo. Carestie, guerre, disastri climatici o crisi economiche possono spazzare via risorse vitali in tempi brevi, lasciando milioni di persone senza nutrimento.
Le vittime della fame cronica non muoiono all’improvviso. Spesso sono bambini, anziani o persone già fragili. Il corpo si consuma lentamente, il sistema immunitario crolla, e anche una semplice infezione può diventare letale. È una sofferenza silenziosa, invisibile a chi vive altrove.
Gli aiuti umanitari possono fare molto, ma non bastano mai. Se mancano infrastrutture, stabilità politica o volontà internazionale, il cibo non arriva dove serve. In certi casi, è usato come strumento di potere o ricatto, aggravando ulteriormente la crisi.
Eppure, nel mondo di oggi, il cibo esiste. È la distribuzione a non funzionare. Intere popolazioni soffrono mentre altrove si spreca. È una realtà scomoda, ma da conoscere. Perché la fame non è solo un’emergenza: è anche una responsabilità globale.
Quando la vita diventa…pesante
A volte si pensa che i rincari colpiscano tutti allo stesso modo, ma non è proprio così. Come riportato da Sky TG 24, c’è chi arriva a fine mese tirando la cinghia, e chi invece si ritrova con vere e proprie stangate. Prendiamo Bolzano, ad esempio: qui l’inflazione è salita del 2,3% in un anno. Una famiglia media si ritrova con circa 763 euro in più da sborsare. E non va molto meglio a Rimini, che pur non avendo l’inflazione più alta (è al 2,7%), si piazza seconda per aumenti complessivi, con circa 743 euro di rincaro annuo.
Subito dietro, Venezia aggiunge alla spesa media altri 617 euro. Bergamo segue a ruota con +604 euro e Belluno, a sorpresa, tocca quota +599. Tutti questi dati arrivano dall’analisi congiunta dell’Istat e dell’Unione Nazionale Consumatori, e mostrano una situazione molto eterogenea.

Una situazione inversa
E poi c’è chi riesce, per fortuna. a respirare un po’. Pisa, ad esempio, come riportato da Sky TG 24, è la città che ha visto i rincari più contenuti: solo lo 0,6% in più rispetto all’anno scorso, pari a un aumento medio di circa 162 euro. Meglio ancora? Difficile. Ma anche Olbia-Tempio (179 euro) e Vercelli (189 euro) tengono botta.
Sono cifre decisamente più abbordabili rispetto a quelle viste nel primo capitolo, anche se comunque segnalano che nessuno è davvero al riparo dai rincari. Tra le altre città con aumenti modesti ci sono Benevento, Massa Carrara, Sassari, Caserta, Lodi, Trapani e Campobasso, tutte sotto i 240 euro di crescita annua.