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Jezero Mons: scoperto un antico vulcano nel cratere di Perseverance, rivoluzione sulla storia di Marte

Illustrazione dell'antico vulcano (Cuevas-Quiñones et al., 2025 FOTO) - sciencecue.it

Illustrazione dell'antico vulcano (Cuevas-Quiñones et al., 2025 FOTO) - sciencecue.it

Quest’antico vulcano è stato appena scoperto, e potrebbe essere una scoperta molto importante per ciò che riguarda Marte.

Da anni Jezero Crater è uno dei luoghi più studiati di Marte. Sede del celebre delta fluviale esplorato dal rover Perseverance, era considerato soprattutto un posto dove cercare tracce di antica acqua e, forse, vita. Ma a quanto pare, il terreno ha ancora sorprese in serbo. Una montagna sulla parte sud-orientale del cratere, che sembrava poco più di un rilievo tra tanti, potrebbe in realtà essere un vulcano.

Questa struttura, chiamata Jezero Mons, si estende per quasi metà del diametro del cratere e potrebbe cambiare la narrazione geologica del sito. Secondo un recente studio pubblicato su Communications Earth & Environment, Jezero Mons presenta tutte le caratteristiche tipiche dei vulcani composti: pendii regolari, cratere sommitale e tracce di flussi lavici.

Ciò che rende la scoperta particolarmente interessante è che la zona è stata a lungo osservata senza che nessuno riconoscesse la vera natura della montagna. Il primo a sospettare qualcosa fu James Wray, geologo planetario, che notò il rilievo in vecchie immagini a bassa risoluzione nel 2007. Solo con l’arrivo di Perseverance si sono trovate le prime prove dirette di rocce vulcaniche sul terreno.

Il lavoro, iniziato da Sara Cuevas-Quiñones durante un programma estivo da studentessa a Georgia Tech, ha coinvolto dati da diverse missioni: Mars Odyssey, MRO, ExoMars, oltre al rover stesso. Un mix di strumenti che ha permesso di rilevare segnali termici, morfologici e minerali compatibili con una struttura vulcanica.

Un vulcano nascosto in bella vista

Jezero Mons ha una forma che ricorda da vicino altri vulcani composti, come Zephyria o Apollinaris Tholus, e persino Mt. Sidley in Antartide. Le sue pendici, l’aspetto del cratere sommitale e persino il rapporto tra altezza e larghezza coincidono con quanto osservato in edifici vulcanici già noti. La bassa inerzia termica e la quasi totale assenza di crateri d’impatto fanno pensare a materiali friabili, come ceneri vulcaniche, e a una formazione piuttosto giovane nel contesto marziano.

Inoltre, si notano flussi (o meglio, depositi lobati) che sembrano partire dal fianco nord-occidentale della montagna e scendere verso il fondo del cratere. Non è chiaro se si tratti di colate laviche, lahar o flussi piroclastici, ma la loro presenza rafforza l’ipotesi di un’origine vulcanica. Anche alcune alterazioni minerali osservate nella zona sommitale (cloriti, opale, argille) potrebbero essere compatibili con attività idrotermale, magari sostenuta da un sistema vulcanico in prossimità di un lago preesistente.

Illustrazione della struttura del vulcano (Cuevas-Quiñones et al., 2025) - sciencecue.it
Illustrazione della struttura del vulcano (Cuevas-Quiñones et al., 2025) – sciencecue.it

Implicazioni scientifiche e nuove domande

Se Jezero Mons è davvero un vulcano, le implicazioni sono notevoli. Non solo perché potrebbe aver alimentato parte dei depositi del cratere, ma perché potrebbe fornire campioni databili con isotopi radioattivi. E avere l’età precisa di un vulcano su un altro pianeta è qualcosa di rivoluzionario: permetterebbe di ricostruire la cronologia marziana con una precisione mai raggiunta prima. Inoltre, la combinazione tra sedimenti fluvio-lacustri e materiali vulcanici potrebbe aver creato un ambiente favorevole alla vita microbica.

Sistemi idrotermali come quelli ipotizzati a Jezero sono noti sulla Terra per essere nicchie di vita. Capire se i campioni raccolti da Perseverance contengono tracce chimiche o mineralogiche di queste interazioni è uno degli obiettivi più ambiziosi delle missioni future. Come osservato nello studio di Cuevas-Quiñones (2025), la varietà dei dati e la coerenza morfologica con vulcani noti rende l’ipotesi altamente plausibile. Ma la conferma definitiva richiederà, probabilmente, l’arrivo dei campioni sulla Terra. E fino ad allora, Jezero Mons resterà una montagna piena di domande, e forse di risposte.