Scoperta eccezionale: uccelli nidificavano nell’Artico 73 milioni di anni fa, accanto ai dinosauri

Illustrazione di un nido (Canva FOTO) - sciencecue.it
Questa scoperta è molto interessante in quanto permette di far luce su alcuni aspetti, non ancora molto conosciuti, degli uccelli mesozoici.
A volte la storia riesce davvero a spiazzare. Uno pensa agli uccelli come a creature moderne, adattabili, sì, ma comunque figlie di un mondo già privo di dinosauri. E invece no. Una scoperta recente ha ribaltato un bel po’ di certezze su chi abitava le gelide, o meglio stagionalmente oscure terre dell’Artico milioni di anni fa.
Immagina di passeggiare nell’Artico… ma 73 milioni di anni fa. No, non trovi solo dinosauri a zampettare nella tundra preistorica, ma pure uccelli (che sono comunque dinosauri, sia chiaro!), con tanto di nidi e pulcini appena usciti dall’uovo. E non si tratta di una teoria campata in aria: c’è uno studio fresco fresco, pubblicato su Science, che lo dimostra (Wilson et al., 2025).
Il punto è che questi uccelli non si limitavano a passare di lì: vivevano e si riproducevano proprio in quelle latitudini estreme. E non è cosa da poco, perché significa che erano già capaci di affrontare un ambiente ostico e imprevedibile. Ok, non era freddo come l’Artico di oggi, ma comunque buio pesto per mesi, il che non è esattamente l’ideale per crescere una cucciolata.
Insomma, il classico quadretto del Cretacico che si ha in mente ora include pure gruppi di uccelli che fanno il nido accanto a un nido di dinosauro. Roba da far girare la testa ai paleontologi. E infatti la notizia è finita dritta sulla copertina della rivista.
Fossili tra i denti… e le piume
Tutto è partito da un sito di scavo nel nord dell’Alaska, vicino al Colville River. Un posto che già da anni faceva parlare di sé per i resti di dinosauri. Ma stavolta i protagonisti non sono i soliti grandi rettili, bensì degli ossicini piccoli, fragili e facili da perdere: frammenti minuscoli di uccelli. Il team guidato dall’Università dell’Alaska Fairbanks ha messo insieme una cinquantina di reperti, fra ossa e dentini fossili.
Il bello è che non si tratta solo di adulti, ma anche di cuccioli. Pulcini, per essere precisi. E trovare ossa di uccelli così antichi è già un colpaccio, ma trovarne di pulcini? Del tutto inaspettato. Non sono molti i ritrovamenti di pulcini, e soprattutto ciò attesta che comunque gli uccelli, che ricordiamo essere teropodi aviani (quindi dinosauri), facevano il nido accanto ai loro giganteschi parenti.

Uccelli moderni in un mondo perduto
Alcune di queste ossa conservano caratteristiche che si trovano solo negli uccelli moderni, i cosiddetti Neornithes. Ci sono specie simili agli attuali strolaghe, altri che ricordano gabbiani e persino antenati di anatre e oche. Alcuni senza denti, proprio come quelli che si vedono volare sopra i laghetti oggi. Altri invece appartenevano a gruppi più arcaici, come gli Hesperornithes (uccelli subacquei con i denti!) e gli Ichthyornithes. Tutti quanti facevano parte di una comunità di volatili davvero varia, ben radicata nel paesaggio artico del tardo Cretacico (Wilson et al., 2025).
Determinare l’identità di questi uccelli non è stato affatto semplice, soprattutto perché erano rappresentati da ossa isolate e malmesse. Ma grazie a scansioni ad alta risoluzione e a una bella dose di pazienza digitale, il gruppo di ricerca è riuscito a fare ordine nel puzzle. Jacob Gardner, uno degli autori, ha sottolineato che si tratta di uno dei gruppi più ricchi e diversi di uccelli mai trovati in quel periodo e in quella zona. Il che cambia parecchio le carte in tavola su quando e come gli uccelli abbiano imparato ad affrontare gli ambienti polari.