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“Ho letto tutti i tuoi messaggi…”: da oggi anche scoprire un tradimento è illegale | Ti becchi una condanna dal giudice

Scoprire un tradimento (Depositphotos foto) - www.sciencecue.it

Scoprire un tradimento (Depositphotos foto) - www.sciencecue.it

Controllare il cellulare del partner senza permesso può costarti una condanna penale, anche se pensi di avere buone ragioni.

Al giorno d’oggi, diciamocelo, siamo un pò tutti curiosi. Vogliamo sapere tutto, di tutti. E quando si tratta di chi ci sta accanto, quella spinta a “controllare” certe cose si fa sentire ancora di più. Basta un dubbio, una stranezza, una notifica vista per caso… ed ecco che parte la missione da detective. Ma attenzione: la curiosità ha un costo, e non solo emotivo.

Lo smartphone del partner è diventato una specie di forziere. Dentro ci trovi conversazioni, foto, audio, magari anche pensieri buttati lì in una nota. Aprirlo senza permesso, anche solo per “tranquillizzarsi”, è un gesto che può sembrare innocente, quasi giustificabile. Ma non lo è. Anzi, da un punto di vista legale può essere un guaio bello grosso.

Il punto è che certe app, tipo WhatsApp, non sono viste come un passatempo dal punto di vista della legge. Sono veri e propri “sistemi informatici”, protetti da codici e password, con tutte le implicazioni del caso. Quindi se entri nel telefono di qualcun altro, anche se è la persona con cui vivi o con cui hai vissuto, beh… non sei più solo un curioso, rischi di diventare un imputato.

Questa linea sottile tra vita privata e legge si sta facendo sempre più stretta. Una cosa è chiedere apertamente “mi fai vedere?”, un’altra è sbirciare di nascosto, magari salvare screen e mandarli in giro. In un attimo si passa da sospettosi a… colpevoli. E la legge, in questi casi, comincia a usare toni parecchio duri.

Tra privacy e reato il confine si è assottigliato

Come riporta Il Giornale tramite Il Messaggero, la Corte di Cassazione ha detto chiaro e tondo che entrare nel cellulare del proprio ex (o partner, o chiunque altro) senza consenso è un reato. Non importa se si tratta di cercare prove o “solo” leggere messaggi. Nel caso di cui si parla, un uomo ha violato ben due telefoni della sua ex moglie, tirando fuori chat, chiamate, screenshot e tutto il resto, per poi usarli in tribunale durante la separazione.

Il tutto è successo a dicembre, quando la Corte d’appello di Messina aveva già condannato l’uomo. Lui ha provato a fare ricorso, ma la Cassazione ha confermato tutto. Anche perché quei dispositivi erano protetti da password, quindi non si trattava di una semplice occhiata. E non basta dire “ma erano miei i messaggi”. No, perché violare quello spazio privato è comunque un’invasione. Ma non finisce qui.

WhatsApp e visualizzazioni (Depositphotos foto) - www.sciencecue.it
WhatsApp e visualizzazioni (Depositphotos foto) – www.sciencecue.it

La cassazione dice stop agli 007 da salotto

La parte più interessante – e preoccupante per molti – è che anche con il consenso non si può fare tutto. Cioè, se il proprietario del telefono ti dice “puoi guardare”, ma poi tu ci rimani dentro per ore a scavare nelle chat vecchie, o magari torni a spulciare senza avvisare… ecco, anche quello è reato. Non si può superare il limite stabilito, né temporale né di contenuto.

In questo caso specifico, l’uomo non solo ha estratto contenuti riservati senza autorizzazione, ma li ha pure condivisi con terzi, tra cui i suoi genitori e il legale. Tutto per sostenere che la moglie avesse un’altra relazione. Ma la giustizia ha stabilito che quel comportamento non è accettabile, nemmeno se fatto per “difendersi”. La privacy, insomma, vale anche in mezzo a una separazione.