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Scoperte 26 nuove specie di batteri in una “clean-room” della NASA

Illustrazione di alcuni batteri appena raccolti (Pexels FOTO) - sciencecue.it

In uno degli ambienti più sterilizzati della NASA, sono state scoperte nuove specie di batteri. Ma com’è possibile?

Quando pensiamo ai laboratori della NASA, pensiamo soprattutto a quelli dove si preparano sonde e lander per esplorare Marte, l’immagine che ci viene in mente è quella di ambienti iper sterili, con tute bianche e filtri d’aria che manco in sala operatoria.

E invece… sorpresa: ben 26 nuove specie di batteri sono saltate fuori proprio da uno di questi ambienti “pulitissimi”. Sì, hai capito bene: ventisei specie mai viste prima, trovate nei clean room usati per preparare il Phoenix Mars Lander prima del suo lancio nel 2007.

Lo studio, pubblicato il 12 maggio 2025 sulla rivista Microbiome, è stato portato avanti da un team internazionale di ricercatori del Jet Propulsion Laboratory della NASA, con colleghi da India e Arabia Saudita.

Hanno raccolto campioni da una delle ultime fermate del lander prima del decollo: il Payload Hazardous Servicing Facility al Kennedy Space Center, in Florida. E lì, tra un filtro e una paratia a pressione negativa, hanno trovato una sorta di “mini Arca di Noè” microbica.

Come ci sono finiti lì?

La verità è che per quanto possiamo sterilizzare e decontaminare, certi microrganismi hanno la “pelle” dura. Si chiamano estremofili, e il nome già dice tutto. Sono quei batteri che resistono a condizioni “impossibili” per la vita: vivono nei geyser bollenti, nelle profondità oceaniche… e a quanto pare anche tra le saldature di una sonda spaziale. Insomma, sono un po’ come gli ospiti molesti che si presentano alla festa anche se non li hai invitati.

Gli scienziati non li hanno solo trovati, ma hanno anche analizzato i loro geni. Hanno scoperto che questi piccoli duri sono attrezzati con meccanismi di riparazione del DNA super efficienti, capacità di detossificare ambienti ostili e una marcia in più a livello metabolico. Praticamente i MacGyver del mondo microbico. A livello biologico si tratta di una scoperta straordinaria, ma per quanto riguarda le missioni ciò potrebbe un problema da non sottovalutare.

Illustrazione di un microscopio (Pixabay FOTO) - www.sciencecue.it
Illustrazione di un microscopio (Pixabay FOTO) – www.sciencecue.it

E le missioni spaziali?

La scoperta, ovviamente, non è solo una curiosità da laboratorio. Ha risvolti molto seri: se questi batteri riescono a sopravvivere in un ambiente che dovrebbe essere sterile, potrebbero viaggiare con le nostre sonde su altri pianeti. E lì, rischierebbero di contaminare ecosistemi ancora inesplorati. È come se lasciassimo briciole di pane in una casa che non è nostra, prima ancora di sapere chi ci abita.

Il punto, quindi, è doppio: da un lato capire meglio questi microrganismi potrebbe aiutarci a migliorare i protocolli di sterilizzazione per missioni future (per evitare appunto di “colonizzare per sbaglio” Marte o altri mondi); dall’altro, potrebbero esserci applicazioni utili anche qui sulla Terra. Una delle ricercatrici ha detto che quei geni potrebbero essere utili per la medicina, la conservazione degli alimenti e chissà cos’altro. Insomma, col tempo capiremo l’effettiva gravità di questa scoperta, nel bene e nel male.