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Evoluzione, perché i mammiferi maschi non allattano?

Illustrazione di una donna mentre allatta (Pixabay FOTO) - www.sciencecue.it

Illustrazione di una donna mentre allatta (Pixabay FOTO) - www.sciencecue.it

I mammiferi allattano, un po’ tutti, eppure solo le femmine allattano (tranne in rari casi). Perché accade ciò?

Hai mai pensato a una cosa che, detta così, sembra quasi stupida, ma in realtà è intrigante? Tipo: perché i maschi dei mammiferi non allattano? No, davvero. Se ci pensi, quasi tutti i mammiferi hanno in comune il latte… ma solo la metà della popolazione lo produce. L’altra metà? Niente. Zitti, spettatori. E la risposta “perché sono maschi, ovvio” non basta mica.

In realtà, la questione è molto più intricata. E affascinante, direi. Perché sì, ci sono eccezioni (la natura è una fan delle anomalie, lo sappiamo), come il pipistrello della frutta Dayak, in cui anche il maschio produce latte. Ma queste sono eccezioni appunto, e non cambiano la regola generale: nei mammiferi, a nutrire con il latte ci pensano quasi sempre e solo le femmine.

Eppure, se ci fermiamo a guardare solo l’aspetto pratico, l’allattamento maschile potrebbe sembrare utile, no? Più bocche che producono latte = più possibilità di sfamare i piccoli. Ma ecco che arriva l’evoluzione e dice: “No, guarda, non funziona così”. Anzi, la natura sembra aver scelto con convinzione l’allattamento uniparentale, e in particolare quello materno.

La motivazione? Come indicato da questa ricerca, in parte ce la dà il microbioma, questo universo invisibile di batteri, virus e funghi che popola il nostro corpo – e in particolare il latte materno. Perché il latte non è solo cibo. È una specie di “starter pack” biologico per il neonato, pieno di alleati invisibili… ma anche di potenziali minacce. E qui iniziano i colpi di scena.

Il latte è una questione di microbi (e di matematica)

Allora, partiamo da qui: il latte materno non è solo nutrimento. È un cocktail complesso che contiene microbi buoni, quelli che aiutano a costruire un microbioma intestinale sano nel neonato, e lo proteggono anche dalle infezioni. Però, non tutti i microbi sono amichevoli. Alcuni possono fare danni seri, specialmente quando il sistema immunitario del piccolo è ancora in costruzione. Ora, immagina se anche il maschio allattasse. Si raddoppierebbero le fonti di latte, certo, ma anche la probabilità di trasmettere microbi patogeni. In pratica: più fonti, più rischio. Non proprio un affare.

E qui entra in gioco un modello matematico, che ha dimostrato come l’allattamento materno sia più efficiente e più sicuro, proprio perché riduce la trasmissione di microbi dannosi. È un po’ come la storia del DNA mitocondriale, che si eredita solo dalla madre: una linea diretta, più controllata, meno rischi. Quindi, nel grande schema delle cose, la natura ha fatto una scelta: meno è meglio, almeno per quanto riguarda chi passa il latte. E sembra che questa strategia abbia funzionato, tanto da diventare la norma nella stragrande maggioranza dei mammiferi. Alla faccia del multitasking.

Illustrazione di un bambino mentre allatta (Pixabay FOTO) - www.sciencecue.it
Illustrazione di un bambino mentre allatta (Pixabay FOTO) – www.sciencecue.it

Non allatto, ma ti porto in giro

E qui arriva la seconda parte della storia. Perché ok, i maschi non allattano, ma non significa che siano inutili quando si parla di prendersi cura dei piccoli. Anzi. In molte specie, i papà fanno altre cose: trasportano, proteggono, riscaldano. E non è solo questione di comportamenti: anche a livello genetico, i maschi non hanno gli stessi geni che regolano la produzione di prolattina, l’ormone del latte. Quindi, in un certo senso, non è neanche colpa loro! Ma tornando ai microbi (che sono un po’ i protagonisti nascosti di tutto questo): il latte materno ha sviluppato una relazione quasi simbiotica con alcune comunità microbiche.

Non solo non fanno danni, ma danno una mano. Aiutano a digerire, inibiscono i patogeni, addirittura parlano con il sistema immunitario del neonato. È come se dicessero: “Tranquillo, ci pensiamo noi, tu cresci”. Questa simbiosi, però, ha una scadenza. Dura solo fino allo svezzamento, quando il piccolo inizia a esplorare il mondo e il suo microbioma comincia a plasmarsi anche grazie a ciò che mangia, tocca, respira. Ma nelle prime settimane di vita… è tutta una questione di latte e batteri. E avere un solo canale di trasmissione, quello materno, sembra essere riduce notevolmente i rischi.