Ripetute invasioni hanno plasmato l’avifauna della Nuova Zelanda sin dall’ultima Era Glaciale

Illustrazione di uno stormo di gabbiani (Pixabay FOTO) - www.sciencecue.it
Gli ecosistemi insulari sono in genere quelli più fragili, e basta un piccolo cambiamento ambientale per plasmarli in nuovi ecosistemi.
Se c’è una cosa che la Nuova Zelanda ci insegna è che la natura non è mai statica. Da milioni di anni, quest’isola ha accolto nuove specie, adattandosi continuamente ai cambiamenti climatici e ambientali. Ma cosa succede quando le invasioni diventano la norma? Uno studio dell’Università di Otago ha esaminato proprio questo fenomeno, cercando di capire come gli uccelli dell’Aotearoa abbiano plasmato la loro biodiversità attraverso una serie di migrazioni ripetute.
Se pensiamo alla Nuova Zelanda, spesso la immaginiamo come un santuario di specie antiche e “incontaminate”. Ma la realtà è ben diversa. Un’era glaciale ha completamente trasformato il paesaggio, facendo emergere praterie e arbusti al posto delle foreste lussureggianti. E con il cambiamento dell’habitat, sono arrivate nuove specie di uccelli, spesso provenienti dall’Australia, pronte a sfruttare le nuove opportunità.
Uno degli aspetti più affascinanti della ricerca è che molte delle specie che oggi consideriamo iconiche della Nuova Zelanda sono in realtà “immigrati” di vecchia data. Pensa all’enorme Haast’s eagle, al kakī o al fantail: tutti arrivati durante l’ultima era glaciale! Questo mette in discussione il concetto di “nativo” e “invasore”, facendoci riflettere su quanto la natura sia in realtà un sistema in perenne movimento.
E non è finita qui. Con i cambiamenti climatici in corso, possiamo aspettarci una nuova ondata di arrivi, specialmente da paesi vicini come l’Australia. Gli scienziati avvertono che, se la deforestazione continuerà e le specie endemiche continueranno a scomparire, vedremo sempre più uccelli australiani stabilirsi sulle coste della Nuova Zelanda.
Un passato caratterizzato migrazioni
Quando pensiamo agli uccelli della Nuova Zelanda, ci vengono in mente immagini di specie incredibili: il kiwi, il kakapo, il takahe. Ma la verità è che molti degli uccelli oggi considerati “tipicamente neozelandesi” non sono sempre stati qui. Lo studio dell’Università di Otago ha analizzato il DNA mitocondriale di quasi tutte le specie di uccelli viventi (e anche di alcune recentemente estinte) per ricostruire la loro storia evolutiva. Quello che hanno scoperto è sorprendente: molte delle specie associate a praterie e arbusti, come il pīhoihoi (New Zealand pipit) e il pūtangitangi (paradise shelduck), sono arrivate dall’Australia all’inizio di un’era glaciale. Quando il clima ha iniziato a raffreddarsi, queste specie hanno trovato un ambiente perfetto per prosperare, mentre altre hanno dovuto adattarsi o estinguersi.
Questo dimostra che l’idea di una fauna “fissa” è un’illusione: la vita si muove, si adatta, cambia. Non bisogna far confusione con le specie alloctone, aliene ed invasive che vengono introdotte volontariamente e a causa di fenomeni antropici. Molti degli uccelli più famosi della Nuova Zelanda non sono esattamente “antichi” nel senso che potremmo pensare. Alcuni, come il gigantesco Haast’s eagle, erano in realtà relativamente recenti in termini evolutivi, essendo arrivati solo poche migliaia di anni fa. Eppure, ora sono considerati parte integrante della storia naturale del paese. E questo porta a una domanda interessante: fino a che punto possiamo dire che una specie “appartiene” a un luogo?

Il futuro della biodiversità neozelandese
Se il passato ci insegna qualcosa, è che la Nuova Zelanda ha sempre accolto nuove specie. Ma la situazione attuale è diversa: il cambiamento climatico sta accelerando il ritmo delle migrazioni, e le attività umane stanno creando un ambiente sempre più favorevole agli “invasori” rispetto agli endemici. Negli ultimi due secoli, molte specie australiane si sono stabilite in Nuova Zelanda, come la silvereye, il welcome swallow e la spur-winged plover. E non si tratta solo di uccelli: anche mammiferi, insetti e piante stanno facendo la loro comparsa. Ma ciò che preoccupa gli scienziati è che, con la perdita delle foreste e l’espansione di paesaggi più aperti, sempre più specie australiane troveranno un habitat ideale per insediarsi.
Ecco il problema: quando una nuova specie arriva, spesso compete con quelle locali per cibo e spazio. Se un uccello australiano si adatta, potrebbe rimpiazzare una specie endemica che fatica a sopravvivere. E se quest’ultima si estingue, la Nuova Zelanda perde un pezzo unico della sua biodiversità. Quindi, cosa possiamo fare? Gli scienziati suggeriscono che la conservazione delle foreste è essenziale per mantenere l’equilibrio attuale. Se le foreste continuano a ridursi, la Nuova Zelanda diventerà sempre più simile all’Australia dal punto di vista ecologico, attirando nuove specie e mettendo in pericolo quelle endemiche.