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Pinguino in Nuova Zelanda: potrebbe essere colpa del cambiamento climatico

A più di tremila kilometri di distanza dal suo habitat naturale, leggermente sottopeso e in stato disidratazione è stato trovato un pinguino. Il lungo viaggio del volatile potrebbe essere riconducibile alla crisi climatica.

Pinguino
Image by Markus De Nitto from Pixabay

Il comportamento migratorio del pinguino

Le migrazioni sono fondamentali alla sopravvivenza e allo sviluppo di nuove colonie per la proliferazione della specie. Si tratta di comportamenti ripetitivi che possono subire minime modificazioni nel corso del tempo. Negli ultimi anni, tuttavia, si osservano importanti riduzioni degli spostamenti migratori per molte specie, mentre intere colonie si stanno convertendo in popolazioni sedentarie.

Un fattore che incide in modo significativo sulle abitudini comportamentali degli animali è il clima. La variazione delle temperature influisce sulla migrazione e sui processi ecologici in termini di sensibilità termica dei processi fisiologici.

Le migrazioni diventano importanti nell’incidenza delle malattie infettive e della loro trasmissione. Infatti, gli uccelli migratori lasciano periodicamente gli habitat contaminati, sono più separati l’uno dall’altro durante la migrazione e gli infetti spesso soccombono alle lunghe distanze. Questo comporta una riduzione significativa dell’impatto della malattia. La migrazione degli animali incide così sull’idoneità alla vita degli individui, sulla biodiversità e sui processi ecosistemici.


Gli animali utilizzano segnali ambientali per i tempi e le modalità di navigazione della migrazione. Purtroppo però il surriscaldamento globale sta inducendo un’alterazione delle tempistiche, con gravi conseguenze nei processi riproduttivi. La mancata corrispondenza tra l’abbondanza di prede e la schiusa di uova, per esempio, può causare un declino della popolazione.

Image by Terri Stalons from Pixabay

Pinguino: Lo studio del Movement Ecology

In uno lavoro pubblicato sul Movement Ecology, sono stati monitorati gli spostamenti di due gruppi di pinguini reali: 17 giovani (1 anno di età) e 6 adulti che, come i primi, non hanno mire riproduttive.

Questo studio è stato condotto al fine di indagare e di confrontare i modelli di movimento e l’uso dell’habitat di adulti esperti e di giovani non esperti. Inoltre ha fornito dati sulle preferenze di orientamento dei pinguini.

I pinguini si muovono grazie ai processi innati e a quelli derivati dall’apprendimento. Bisogna sottolineare che le capacità di orientamento e di raccolta sono meno sviluppate nei giovani rispetto agli adulti, specialmente durante il loro primo anno in mare.

Pinguino
Image by Markus De Nitto from Pixabay

I risultati dello studio

Originari dell’Oceano Indiano, entrambi i gruppi studiati hanno diviso equamente il loro tempo tra la Zona Frontale Polare e la Zona Antartica, in una simile distribuzione latitudinale durante entrambi gli anni.

Alla base dei movimenti migratori troviamo due generi di comportamenti: di tipo esplorativo e di tipo effettivamente migratorio. La leva principale è la ricerca di aree di foraggiamento che individuano grazie alle informazioni trasmesse dai venti, dalla corrente e dalla temperatura della superficie del mare.

Sebbene i percorsi siano stati simili, gli adulti si sono spostati nella tarda stagione e hanno esplorato un’area più piccola rispetto ai giovani. Gli uccelli si muovevano prevalentemente perpendicolarmente o contro la direzione principale della corrente circumpolare antartica e del vento durante l’estate australe (solo giovani) e l’autunno (giovani e adulti non riproduttori). Tuttavia, entrambi i gruppi si spostavano contro i venti se la produttività oceanica aumentava lungo la traiettoria.

Lo studio suggerisce inoltre come i giovani potrebbero aver utilizzato sia le abilità innate che quelle acquisite per raggiungere aree di foraggiamento durante il loro primo anno in mare, capacità fondamentale nelle specie longeve.