Fossile a Solnhofen (FossilEra foto) - www.sciencecue.it
Tanti esperti si sono a lungo interrogati su questo imprevedibile mistero. La risposta è finalmente giunta
Due cuccioli di pterosauri vissuti circa 150 milioni di anni fa sono stati riportati alla luce nell’ambito di uno dei ritrovamenti archeologici più esaltanti dell’era moderna, riuscendo a comprenderne l’origine e addirittura le cause del decesso.
Un gruppo di ricercatori ha svolto i propri approfondimenti su una coppia di pterosauri giurassici i cui fossili erano stati ritrovati in Germania, procedendo con un’autopsia, che ha permesso di comprendere come la loro fine sia avvenuta nel corso del volo, alle prese con una tempesta tropicale.
I venti, estremamente violenti, sarebbero riusciti a spingere i rettili nel corso della loro volata direttamente in una laguna, dove le onde, altrettanto agitate, non avrebbero lasciato scampo alcuno ai due cuccioli, che nella concezione comune siamo abituati ad indicare come “pterodattili“.
I due esemplari scoperti, nello specifico, sono stati immediatamente indicati tra i più giovani mai approfonditi nel corso della storia, facendo ricondurre la loro origine alla primissima specie mai scoperta, ossia i Pterodactylus antiquus. Ma quali informazioni sono state appurate a seguito degli approfondimenti?
Rinominati “Lucky” e “Lucky II“, per via della fortuna che gli scienziati stessi hanno incrociato sul proprio cammino scoprendone i resti, i due pterodattili possiedono un’apertura alare corrispondente a circa 20 centimetri, caratteristica che, ricostruendo l’evento che costò loro la morte, non gli aiutò di certo ad “ammaestrare” i vorticosi venti, non nello stesso modo in cui un adulto (con un’apertura alare stimata sugli 1,1 metri) sarebbe riuscito.
I loro scheletri risultavano essere molto leggeri, caratterizzate da ossa cave e sottili ideali per il volo, ma al contempo molto sconvenienti nella successiva fase di fossilizzazione: per questo l’evento è stato caratterizzato da una rarità senza precedenti, come evidenziato anche dal principale autore dello studio Rab Smyth. Secondo la più approfondita analisi, ufficialmente pubblicata il 5 Settembre scorso su Current Biology, viene illustrato come gli pterosauri siano riusciti a conservarsi in una formazione rocciosa a placche risalente addirittura al Giurassico superiore, ossia ad un periodo che oscilla tra i 153 e i 148 milioni di anni fa, sita a Solnhofen, proprio in terra tedesca.
Proprio qui sono stati molteplici i rilevamenti andati in scena nel corso degli anni e il motivo è da ricercare nel fatto che questo paesaggio nell’antichità poteva quasi essere paragonato ad un piccolo paradiso marino tropicale, caratterizzato dalla presenza di isole e barriere coralline. I fossili rinvenuti in questa zona, soprattutto quando hanno riguardato esemplari più giovani, sono spesso parsi in buone condizioni di conservazione, al contrario dei casi riguardanti gli adulti, consegnando risultati molto insoliti.
Ma proprio concentrando i propri studi sui due più recenti cuccioli, integrando i risultati con quelli già ottenuti dagli oltre 40 a disposizione, è stato possibile comprendere come la presenza così fitta di giovani sia da attribuire a eventi catastrofici di mortalità di massa ai quali gli adulti sono, probabilmente, riusciti a sopravvivere senza troppi strascichi. Sebbene, dunque, inizialmente si credeva che la Laguna di Solnhofen fosse abitata prettamente da esemplari giovani, la realtà ci racconta di come gli stessi esemplari non fossero autoctoni, ma soltanto di passaggio nell’area e lì abbiano patito la loro fine per cause di forza maggiore. Lo scrive LiveScience.com.