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Scoperta una nuova struttura muscolare nella mascella dei dinosauri

Questa “nuova” struttura muscolare è condivisa da molti dinosauri, e ci permette di capire molte cose, anche dal punto di vista anatomico.

Nel tentativo di ricostruire la muscolatura e i tessuti molli dei dinosauri, spesso si parte da un principio abbastanza semplice: osservare gli animali viventi più vicini, cioè uccelli e coccodrilli, e confrontare ciò che hanno in comune con le ossa fossili. Questo metodo, noto come extant phylogenetic bracket (EPB), ha permesso di fare ipotesi abbastanza fondate su quali muscoli o legamenti fossero presenti nei dinosauri. Però c’è un limite: cosa succede quando il fossile mostra qualcosa che non esiste nei moderni discendenti?

Alcuni paleontologi hanno notato da tempo una serie di stranezze nel cranio di molti dinosauri, in particolare lungo lo zigomo e la mandibola. Sporgenze, flangie, superfici ruvide. Strutture difficili da ignorare e che, a un occhio attento, somigliano molto a quelle che nei vertebrati viventi indicano l’attacco di muscoli o legamenti. Eppure, queste particolarità sono spesso rimaste ai margini delle ricostruzioni ufficiali, proprio perché l’EPB non prevede simili strutture.

Uno studio, pubblicato sul Journal of Anatomy da Sharpe, Wang e colleghi (2025), ha deciso di affrontare la questione direttamente. Gli autori hanno analizzato diversi crani di dinosauri, osservando sia le caratteristiche esterne sia, soprattutto, la struttura interna delle ossa, grazie a sezioni istologiche. I risultati hanno fatto emergere un’ipotesi sorprendente: molti dinosauri potrebbero aver avuto un collegamento diretto tra lo zigomo e la mandibola, una sorta di ponte fatto di tessuto connettivo, ribattezzato exoparia.

Questa struttura, mai descritta prima in modo sistematico, sarebbe diversa dai muscoli già noti, ma avrebbe potuto contribuire alla stabilità o addirittura al movimento della mandibola. E non sarebbe nemmeno un’aggiunta occasionale: dai ceratopsi ai tirannosauri, fino ai sauropodi, la presenza dell’exoparia potrebbe essere stata comune a moltissimi gruppi, ognuno con una sua variante.

Tracce evidenti, ma poco considerate

In effetti, a guardarle bene, molte ossa dei dinosauri mostrano superfici segnate, con rugosità e flangie che puntano verso la mandibola. Lo zigomo (più precisamente il giugale) spesso presenta delle espansioni ventrali che sembrano fatte apposta per ancorare qualcosa. Anche la mandibola, nel surangolare, ha aree che sembrano rispondere a quelle dello zigomo. Le sezioni al microscopio confermano tutto questo: nelle ossa analizzate si trovano fibre di collagene ben orientate, compatibili con veri e propri punti d’inserzione, detti enthesi. In particolare, nei hadrosauri e nei tirannosauri, le fibre sono parallele tra loro e disposte secondo linee che suggeriscono un collegamento diretto fra zigomo e mandibola.

L’orientamento di queste fibre cambia nei vari gruppi: in alcuni dinosauri si nota una trazione più orizzontale, in altri quasi verticale. Nei pachicefalosauri e nei ceratopsi, per esempio, la direzione appare dorsoventrale, mentre nei sauropodi le flangie puntano in avanti e la mandibola non mostra una zona evidente di inserzione, suggerendo un’architettura diversa ma non meno funzionale. Tutto questo fa pensare a un tessuto connettivo versatile, che si è evoluto in più modi ma con una funzione comune: contribuire al controllo del movimento mandibolare.

Ricostruzione dell’esoparia tramite THLEEP in alcuni dinosauri (Sharpe et al., 2025 FOTO) – sciencecue.it

Nuove ed interessanti ipotesi

Il fatto che strutture simili non siano presenti nei coccodrilli o negli uccelli moderni ha reso difficile, finora, accettare l’idea dell’exoparia. Ma questo studio propone di guardare oltre il metodo EPB: se ci sono evidenze ossee e istologiche, non ha senso ignorarle solo perché i parenti moderni non le hanno più. I ricercatori suggeriscono che l’exoparia potrebbe essere stata originariamente un muscolo, poi in alcuni gruppi trasformato in un legamento, o viceversa. Una transizione simile si è già vista in altri vertebrati, dove un muscolo può diventare un legamento quando perde la sua funzione attiva.

Funzionalmente, la presenza dell’exoparia avrebbe potuto stabilizzare la mandibola, specie nei dinosauri con movimenti masticatori complessi. Hadrosauri e ceratopsi, per esempio, sono noti per aver sviluppato un sistema di masticazione avanzato, con mandibole mobili lungo più assi. Un tessuto come l’exoparia avrebbe potuto evitare spostamenti eccessivi durante questi movimenti, oppure (se muscolare) contribuire attivamente a tirare la mandibola in avanti durante la fase di ritorno. In entrambi i casi, l’interpretazione tradizionale basata solo sull’EPB rischia di essere troppo rigida. 

Published by
Mattia Papàro