Home » Ritrovati alcuni resti sulla spiaggia: sono centinaia di ossa di balene | Sono la prova di una strage senza precedenti

Ritrovati alcuni resti sulla spiaggia: sono centinaia di ossa di balene | Sono la prova di una strage senza precedenti

Ossa di balena (Depositphotos foto) - www.sciencecue.it

Ossa di balena (Depositphotos foto) - www.sciencecue.it

Sulla costa del Golfo di Biscaglia riemergono resti davvero particolari: un enigma fatto di ossa di balena, mare e ingegno umano.

Ci sono luoghi dove il tempo sembra rimanere incollato alle rocce, al vento, alla sabbia. Le coste del Golfo di Biscaglia sono tra questi. Là dove l’Atlantico sbatte con forza contro la terraferma, capita che riaffiorino cose clamorose. E no, non parliamo solo di conchiglie o pezzi di legno levigati dal mare. A volte è qualcosa di più.

Chi ha vissuto vicino al mare, lo sa bene: l’oceano non è solo uno sfondo. È presenza viva, mutevole, a tratti generosa e a tratti imperscrutabile. I popoli che hanno abitato queste rive probabilmente hanno sviluppato un rapporto profondo con quel mondo liquido che li fronteggiava.

Un legame fatto di necessità, certo, ma anche di intuizione e ingegno. In quei gesti semplici si cela la possibile impronta di una cultura. Una cultura che ha saputo trarre risorse essenziali da ciò che trovava, senza bisogno di avventurarsi troppo oltre l’orizzonte.

È proprio su questa soglia incerta tra terra e acqua che la storia ha lasciato una delle sue tracce più sorprendenti. Un reperto, anzi tanti. Roba che all’inizio sembrava solo strana, ma che poi ha rivelato qualcosa di davvero notevole. Eh, ma aspetta… ci arriviamo subito.

Tra analisi e ossa misteriose

Un team di archeologi — in parte dell’Universitat Autònoma de Barcelona — ha condotto una ricerca pazzesca tra nord della Spagna e sud-ovest della Francia. Lì, in grotte e ripari datati fino a 20.000 anni fa, hanno rinvenuto decine di utensili strani. A guardarli sembravano punte o strumenti comuni. Ma no, c’era qualcosa di diverso.

Le analisi — tra spettrometria di massa, radiocarbonio, e altre tecniche che sembrano uscite da un laboratorio di fantascienza — hanno confermato che quei pezzi non erano semplici ossa. Provenivano da balene. Sì, proprio così. Balene vere. E non una sola specie: balenottere comuni, capodogli, balene grigie, balenottere azzurre… insomma, il meglio del repertorio marino. In tutto, parliamo di 83 utensili lavorati e 90 frammenti grezzi, distribuiti su 26 siti legati alla cultura Magdaleniana.

Figure dei reperti (Nature foto) - www.sciencecue.it
Figure dei reperti (Nature foto) – www.sciencecue.it

Una raccolta forse sistematica

La cosa interessante è che l’uso di ossa di balena non era un caso isolato. Tra i 17.500 e i 16.000 anni fa, pare ci sia stato un vero picco nell’impiego di questo materiale. Non abbiamo prove che quegli uomini andassero a caccia in mare aperto — sarebbe stato impossibile, senza barche vere — ma forse raccoglievano le carcasse spiaggiate con una certa regolarità. Forse era un’abitudine, forse no… ma qualcosa suggerisce che sapevano cosa cercare.

Come riportato anche su Libero Tecnologia, questa scoperta documentata su Nature dice molto su come quegli antichi gruppi interagissero con l’ambiente. Le ossa erano robuste, utili, disponibili quando magari accadevano stragi che le spiaggiavano. Le balene, invece, molto più comuni di oggi. E queste comunità costiere hanno saputo approfittarne. Non per forza in modo brutale — non ci sono segni di caccia organizzata — ma di certo in maniera intelligente e adattiva.